No, non sono assolutamente pochi i dialetti regionali in tutta Italia: esiste tutta una sottovarietà incredibile dovuta proprio alla commistione di popoli che nei secoli si sono succeduti. Ma sapete da dove deriva il vostro dialetto?
Può sembrare ovviamente scontato, e sicuramente lo è, eppure non esiste una solo dialetto da ricondurre a una specifica regione italiana. Anche nella stessa regione, infatti, in base alla città o addirittura alla zona, possono sussistere delle differenze linguistiche sostanziali che hanno plasmato la cultura e gli abitanti.
Insomma, la lingua è sì il risultato delle azioni e del pensiero umano, ma anche motore di queste, in un ciclo continuo di rinnovamento e adeguamento in base alla realtà circostante che può benissimo differire non solo tra regione e regione, ma anche tra città e città e paesino e paesino. Nel caso dell’Italia, poi, tutto si complica non solo in base alle dominazioni straniere che si sono succedute in passato, ma anche in base alle influenze più o meno forti di una cultura a discapito di un’altra.
Ed ecco quindi che il melting pot linguistico si complica sul suolo italico, eppure una mappa prova proprio a far chiarezza non solo sui differenti dialetti italiani, ma anche sulla loro origine.
Alla scoperta dei dialetti italiani: una questione identitaria più che linguistica
Proprio perché i dialetti rappresentano la cultura e la storia di un popolo, col tempo le differenze hanno consolidato un’identità specifica che può anche differire profondamente da comunità a comunità, un po’ come accade in Sicilia tra Catania e Palermo o in Lombardia tra Brescia e Bergamo o ancora in Toscana tra Pisa e Livorno. In altre parole, il dialetto è anche una questione identitaria e l’intricata mappa pubblicata su Reddit sulle origini dei diversi idiomi ne è la riprova.
Partendo proprio dal siciliano pur avendo di base una provenienza romanza o neolatina, a ovest dell’isola, troviamo contaminazioni dialettali albanesi, mentre a Est una commistione di galloitalico siciliano che affonda le sue radici proprio nel dialetto lombardo. Niente greco, invece, le cui tracce sono più evidenti in Calabria e in Puglia, ma non tutta, solo la zona dall’origine romanza.
Il resto sia della Calabria che della Puglia, che ancora della Basilicata, Molise, Abruzzo e parte del Lazio e delle Marche, infatti, ha ricevuto la sua impronta linguistica dalla Campania con il napoletano e le sue varianti. Non mancano ovviamente altre contaminazioni in tutta questa area linguistica, così ritroviamo l’albanese e il galloitalico sì, ma lucano. Ma non solo. In Molise fa anche la sua comparsa il serbo-croato e sempre in Puglia anche il francese provenzale. Insomma, un mix non indifferente!
Una situazione più omogenea, eccezion fatta per la Sardegna il cui dialetto sardo ha anche tracce di catalano e ligure, si presenta nel centro Italia. Quasi tutta l’Umbria, il Lazio e le Marche, infatti, hanno sviluppato un dialetto originario delle lingue romanze ben definito da zona a zona.
Un discorso a parte, invece, merita la Toscana, ovvero la regione che ha dato i natali alla lingua italiana, tant’è che lo stesso Manzoni per “I promessi sposi” sciacquò i panni in Arno. Il dialetto toscano, quindi, pur avendo una progenie comune nelle lingue romanze, ha poi forgiato la lingua italiana per come la conosciamo.
E anche una situazione omogenea la troviamo in Liguria e in Emilia-Romagna e in parte del Veneto e della Lombardia. Tutte queste regioni, infatti, presentano una commistione linguistica tra di loro, influenzandosi a vicenda, proprio nelle zone di confine tra una regione e l’altra. Così ad esempio troviamo delle striature al confine tra Lombardia e Veneto e anche tra Piemonte e Lombardia e Piemonte e Liguria.
Il Piemonte, però, confinando con la Francia ha anche una fortissima influenza provenzale e franco-provenzale, un po’ come accade in Trentino Alto-Adige con gli idiomi tedeschi (tirolesi e bavaresi soprattutto) che hanno plasmato nel profondo i dialetti trentini. E un’impronta simile, ovviamente, la troviamo anche al confine col Friuli Venezia Giulia e la Slovenia, dove il dialetto friuliano, abbandonata la lingua romanza, affonda le sue radici nelle lingue slave e per la precisione nello sloveno.
Articolo di Karola Sicali