“Siamo profondamente delusi dall’incontro con il governo”. Con questa dichiarazione è stato di fatto confermato il blocco di due giorni dei benzinai, uno sciopero che potrebbe avere pesanti ripercussioni per gli italiani
Hanno tentato in tutti i modi di trovare un’intesa con il governo Meloni spingendo affinché si arrivasse a un passo indietro su alcune delle disposizioni inserite nel decreto ad hoc firmato nei giorni scorsi ma il tavolo di confronto ha portato a un nulla di fatto.
Lasciando ai benzinai un’unica strada, quello dello sciopero ad oltranza, per due giorni consecutivi, un blocco totale, o quasi, che potrebbe avere pesanti ripercussioni per milioni di italiani e in particolare per chi quotidianamente utilizza auto, furgoni e camion per andare a lavorare o per svolgere il proprio lavoro.
Le date sono state annunciate dalle organizzazioni dei gestori Faib, Fegica e Figisc-Anisa poco dopo la conclusione dell’incontro tenutosi presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy dichiarando: “Nessun elemento fra quelli per cui lo abbiamo indetto e venuto meno”. Parole, queste, pronunciate dal rappresentante di Anisa Confcommercio Massimo Terzi che ha aggiunto: “Con le nuove norme siamo ancora più penalizzati e questo ennesimo cartello fa tutto tranne che trasparenza”. Terzi fa riferimento ai nuovi obblighi imposti ai benzinai dall’ultimo decreto Trasparenza prezzi e in particolare all’obbligo di comunicazione dei prezzi alla pompa, nonché all’esposizione di un cartello che riporti il prezzo medio regionale.
Il governo è intervenuto nelle scorse ore per confermare alcune modifiche al decreto come ad esempio il fatto che l’obbligo di comunicazione dei prezzi della benzina non sarà giornaliero ma settimanale oltre che ad ogni variazione del costo della pompa. Invece la chiusura in seguito ad omessa comunicazione avverrà dopo quattro omissioni in sessanta giorni (nel decreto era prevista dopo tre, ma senza limiti temporali anche non consecutivi). Ancora, l’eventuale chiusura potrà essere decisa da uno a trenta giorni, in precedenza era invece da sette a novanta. Calano anche le sanzioni per omessa comunicazione: prima arrivavano a 6.000 euro, ora passeranno ad un minimo di 200 fino a un massimo di 800 euro.
Le date annunciate e confermate per lo sciopero sono il 25 ed il 26 gennaio e, questo blocco, rischia di creare una forte situazione di caos nelle ore precedenti la chiusura, con possibili code ai distributori per fare rifornimento e non rischiare di rimanere a secco. Peraltro la protesta avrà inizio già alle 19 del 24 gennaio, per concludersi alla stessa ora del 26.
L’incontro che ha portato a questa decisione è, di fatto, il secondo tenutosi con il ministero e l’epilogo è stato dei peggiori tanto che i rappresentanti della categoria hanno espresso “profonda delusione” per il tavolo di confronto. Lo sciopero prevede 48 ore di chiusura degli impianti e non sarà possibile fare rifornimento nemmeno con la modalità self service perché gli impianti verranno fermati sia sulle strade che nelle autostrade. Saranno però assicurati, come comunicato dagli organizzatori Faib, Fegica, Figisc-Anisa nel corso di una conferenza stampa, i servizi minimi essenziali. Vale a dire che gli impianti self gestiti direttamente dalle categorie petrolifere potrebbero rimanere aperti.
Articolo Daniele Orlandi
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