Uno studio durato un anno e mezzo coinvolgendo l’intera popolazione di una provincia italiana, per capire cosa si celasse dietro quelle che, troppo spesso, vengono definite morti improvvise per il vaccino Covid. Ebbene la verità accertata è molto diversa
L’intera popolazione di una provincia italiana seguita nell’arco di diversi mesi per cercare di capire se tra il vaccino Covid e le cosiddette ‘morti improvvise’, quelle che sopraggiungono senza segnali del corpo o eventuali malattie in corso, vi fosse un legame. È stato questo l’obiettivo di uno studio durato ben un anno e mezzo e condotto da esperti del Belpaese per andare a chiarire una questione che, da quando la pandemia ha colpito il mondo, Italia compresa, si è fatta largo in particolare sui social network prendendo piede sulle pagine dei complottisti e dei no vax.
Stabilire se le morti improvvise siano state effettivamente provocate dal vaccino Covid divenuto l’arma principale, accanto a distanziamento e mascherine nei luoghi chiusi e poco areati, per ridurre ai minimi termini i sintomi gravi dell’infezione virale ed evitare il rischio di finire in terapia intensiva o, tanto peggio, di perdere la vita.
L’Italia è la prova provata che il vaccino, molti italiani si sono già fatti inoculare la quinta dose e sono decine di milioni quelli arrivati alla terza o quarta, ha dato i suoi frutti, riducendo drasticamente decessi e ricoveri e, grazie alla minore saturazione degli ospedali, riuscendo a tenere la situazione sotto controllo. Ma quello che restava da capire erano i suoi eventuali ‘effetti collaterali’ nel breve o lungo periodo. Ebbene stando a quanto accertato dagli esperti dell’Università di Bologna coordinati da Lamberto Manzoli non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi.
Per 18 mesi l’intera popolazione della provincia di Pescara è stata seguita e studiata per capire se il vaccino avesse provocato un incremento di malattie gravi quali infarti, miocarditi, pericarditi, trombosi venose profonde o ictus sfatando quello che è il cavallo di battaglia dei no-vax che, ad ogni caso di vita interrotta per un malore improvviso, trovano nella causa principale il vaccino. La ricerca italiana condotta dal dal Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Ateneo bolognese, in collaborazione con l’Università di Ferrara e l’Asl di Pescara, dice l’esatto contrario: ovvero che i vaccini non hanno provocato alcun incremento delle malattie al cuore.
I dati sanitari sono stati raccolti, ed è la prima volta che accade seguendo la popolazione per oltre un anno, per poi analizzare la frequenza di alcune patologie gravi polmonari o cardiovascolari: i risultati sono stati riportati sulla rivista Vaccines e mettono in luce che nessuna patologia è risultata, nei vaccinati, più frequente rispetto ai non vaccinati. Il professor Manzoli, a tal proposito, ha dichiarato: “I risultati che abbiamo ottenuto mostrano in modo netto che tra i vaccinati non c’è stato un aumento di rischio di malattie gravi. Vi sono stati casi isolati negativi, ma il profilo di sicurezza dei vaccini utilizzati durante la pandemia è stato confermato: sarà ora importante continuare il follow-up su un periodo più lungo”.
Ma non solo: semmai ci fosse ancora bisogno di accertarlo, lo studio ha evidenziato la maggior protezione nei vaccinati che hanno contratto il Covid rispetto a chi è guarito senza essersi vaccinato e, ancora, è stata evidenziata una maggiore incidenza della patologie prese in esame tra chi non ha contratto il Covid ed è protetto con una o due dosi di vaccino rispetto a chi ne ha inoculate, tra, quattro o cinque.
Articolo di Daniele Orlandi
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