Sulle note del telefono di Giovanni Padovani, l’assassino di Alessandra Matteuzzi, è emersa una terribile verità. Già un mese prima il suo ex aveva premeditato di ucciderla.
Quando si parla di femminicidi, nella maggior parte dei casi sia la difesa che la narrazione collettiva della tragedia si sofferma sul raptus, capace non solo di giustificare, ma anche di scagionare in toto l’assassino. Ma ovviamente non è così. Non è sempre o comunque non è mai soltanto incapacità di intendere e di volere quella che spinge un uomo a uccidere la propria compagna, moglie, fidanzata.
Sussiste, infatti, un radicato e crescente odio nei confronti di chi ha deciso di continuare la propria esistenza da sola, senza una persona tossica al proprio fianco. Quest’offesa narcisistica, si tramuta ben presto in un sentimento di vendetta: proprio perché l’assassino non ha cognizione della sua pericolosità in quanto individuo, crede impossibile che qualcuno lo possa rifiutare, mettendo così fine al suo divertimento personale fatto di manipolazione e sofferenza.
Così, si premedita la distruzione di quella persona che coincide con la sua morte, l’offesa massima e irreversibile. Ecco quindi che lascia a bocca aperta, attoniti e sgomenti il messaggio trovato sul cellulare Giovanni Padovani, ma fino a un certo punto. L’ex compagno di Alessandra Matteuzzi sapeva cosa faceva e ha agito indisturbato, come fanno tanti altri.
Dalle analisi sui telefoni di Giovanni Padovani è emersa tutta la premeditazione dell’omicidio di Alessandra Matteuzzi, morta a causa dei continui e ripetuti calci, pugni e martellate alla testa, al torace, braccia e gambe, in una furia cieca che dopo un mese e mezzo ha trovato il suo ultimo appagamento morboso, lo stesso denunciato inutilmente dalla Matteuzzi lo scorso 29 luglio, quasi un mese prima della sua morte.
Alessandra, infatti, era consapevole del pericolo costante che stava correndo e si era rivolta alle forza dell’ordine per cercare di allontanare definitivamente Padovani che già il 2 luglio aveva chiaro in mente di voler uccidere Alessandra. “La uccido”, si legge in uno degli appunti. Ma non solo. “La uccido perché lei mi ha ucciso moralmente. Vado in carcere“, Padovani non solo era ben conscio delle sue azioni, ma anche delle conseguenze, eppure l’offesa “morale” era più forte di tutto il resto. Così, il 23 agosto, ha aspettato che Alessandra rientrasse a casa e l’ha uccisa, mentre la sorella della donna era al telefono con lei.
“Ero a telefono con lei quando è stata uccisa. Sentivo le sue urla e quelle dell’assassino. L’avevo anche vista quel giorno, era disperata per il comportamento di Giovanni”, aveva raccontato la sorella poco dopo l’omicidio. “Quel giorno lì io l’ho vista. Voleva parlarmi. Mi disse che era disperata per Giovanni, che il giorno prima si era presentato di nuovo sotto casa e le aveva staccato la luce”.
Articolo di Karola Sicali
Le garanzie accessorie della RCA sono delle coperture assicurative facoltative ma estremamente importanti, in quanto…
La cover dello smartphone al giorno d'oggi non è più solo una semplice custodia protettiva.…
Il mercato delle auto si appresta a concludere l’anno in positivo. Come riportato da UNRAE,…
Quando scoprirete che cosa è successo non riuscirete a crederci: clamoroso gesto di un turista…
Barista di Agrigento accusato di aver messo del detersivo nel bicchiere dell'acqua di un cliente.…
Una serata di festa e divertimento si è trasformata ben presto in una tragedia per…