Diventato famoso soprattutto per Aristoteles ne “L’allenatore nel pallone”, il suo vero nome è Urs Althaus e nella sua carriera ha fatto di tutto
Erano gli anni Ottanta e Urs Althaus veniva scelto per interpretare Aristoteles nell’iconico film “L’allenatore nel pallone“, con Lino Banfi. Ex modello e attore svizzero, ancora oggi Althaus viene accolto dal pubblico come se davvero fosse un calciatore importante: quel film gli ha segnato la vita.
Nato nel Canton Zurigo, Urs Althaus non ha mai conosciuto suo padre di origine nigeriana ed è quindi cresciuto con la mamma svizzera. Diplomato in gestione aziendale, ha fin da subito praticato calcio e, dopo gli inizi come calciatore centrocampista nelle giovanili del Basilea, diventa professionista nella squadra riserve del Zurigo.
Un infortunio alla spalla, però, ne spegne la carriera troppo presto, anche se per lui il futuro aveva in serbo delle sorprese non da poco. Modello e poi attore, la sua carriera è diventata iconica e, ancora oggi, viene accolto con applausi ed entusiasmo ovunque egli passi.
Urs Althaus, tra Aristoteles e le passerelle
Dopo l’infortunio alla spalla, che pone la parola “fine” alla sua carriera da calciatore, Urs Althaus nel 1977 diventa il primo uomo di colore a posare sulla copertina del mensile americano GQ. Negli anni successivi diventa quindi modello e posa per Dior, Cavin Klein, Valentino, Armani, Kenzo e Yves Saint Laurent. L’anno successivo, quindi, fonda una delle più importanti agenzie di modelli in campo internazionale e, con Gary Gatys, fonda poi la casa di moda Gary Gatys Ltd.
La prima proposta da attore la riceve da Lina Wertmüller, che a New York gli chiede se vuole avere un ruolo nel suo film “Miracoli e peccati di Santa Tieta D’Agreste“, nel cui cast c’era anche Sophia Loren. Nonostante il suo sì convinto, a causa del fallimento del Banco Ambrosiano il film non venne mai fatto. Dopo l’esperienza negativa, però, studia recitazione e si dedica a piccole parti in film anche importanti, cercando di migliorarsi sempre di più.
Il suo primo ruolo importante è quello di Aristoteles ne “L’allenatore nel pallone” con Lino Banfi, del 1984. Qui, veste i panni del calciatore brasiliano Aristoteles, allenato da Oronzo Canà: è il ruolo che in assoluto gli conferisce più fama e per il quale, ancora oggi, è applaudito e fermato per strada.
Negli anni successivi a L’allenatore nel Pallone, poi, prende parte a “Arrapaho“, film commedia di Ciro Ippolito, e partecipa nel ruolo di Venanzio ne “Il nome della Rosa”. Dal 1992 al 2000 si dedica ad attività imprenditoriali ed extra-cinematografiche, per ritornare nel settore nel 2001, quando recita ne “Il Commissario” e, successivamente, nella fortunatissima serie “Un medico in famiglia“.
Nel 2008 torna poi a indossare tacchetti e calzettoni per il sequel de “L’allenatore nel pallone”, dove fa un piccolo cameo. Nel 2009, infine, pubblica un’autobiografia dal titolo “Io, Aristoteles, il Negro svizzero“, dove racconta la sua vita e la sua carriera tra alti e bassi.