La storia di quest’uomo spezza il cuore, e forse proprio per questo va raccontata. Giuliano aveva una vita come tanti altri che, in un istante, è crollata come un castello di carte.
A vedere il cartello da lui scritto si potrebbe pensare di tutto sul suo conto; magari è un fannullone, nella vita non ha voluto impegnarsi al massimo. Magari ha qualche problema, potrebbe essere fuori di testa, un tipo strano con qualche disagio.
Adesso Giuliano vive una vita diversa, emarginata, magari la gente per strada lo evita, non si sa mai se ti infastidirà chiedendo l’elemosina. Eppure Giuliano l’elemosina non ci pensa nemmeno a chiederla. ‘La Repubblica’ ha deciso di raccontare la sua storia dopo che, finalmente, qualcuno ha deciso di ascoltare una delle tante voci che oggi in Italia chiede silenziosamente aiuto.
Si trovava in piazza Navona, nella Capitale, quando una signora all’uscita di un ristorante ha notato il cartello scritto dall’uomo, esposto nel parabrezza posteriore dell’auto. “Quel biglietto è scritto bene, è misurato, gentile”, nota la donna.
Il biglietto in questione riporta: “Vivo in macchina. Se avete bisogno di fare la spesa io ve la faccio e ve la porto a casa per uno o due euro (quello che potete). Sono anche un amante dei cani e se vi può far piacere porto il vostro amico a quattro zampe a fare i bisogni. E un bel giretto. Naturalmente col sacchetto per raccogliere la cacca. Spero di conoscervi e di esservi utile. Grazie. Giuliano”.
Delle parole che sembrano uscite da chiunque fuorché uno squilibrato. Per questo la signora ha deciso di avvicinarsi e bussare nell’auto, dove evidentemente Giuliano vive. “Guardi che non voglio niente”, le risponde abbassando il finestrino”.
Era un manager, ora lavora per 1 euro in centro a Roma
“Se le do fastidio mi sposto, ma non attacchi con la carità che a me non serve la compassione di nessuno. Ero un manager di un’azienda fornitrice di acqua ed energia. Avevo una famiglia e con mia moglie abbiamo due bambini. Poi il terremoto”.
E ancora ha continuato a raccontare: “Sono finito tra gli accusati di un giro di tangenti di cui non ho mai saputo nulla, ho provato a difendermi ma non c’è stato verso. Sono stato licenziato. Anche mia moglie non ci poteva credere”.
“Poi sono scivolato in una spirale depressiva e ho perso anche lei. Ora vivo qui, questa macchina è tutto quello che ho. Grazie del suo interessamento, ma non voglio niente”. Nonostante tutto, a Giuliano e stata offerta una pizza e a quel punto è sceso dall’auto per accettarla.
Giuliano ha 50 anni, oggi vive alla meglio, come può. Sopravvivere, lo chiama lui. Con una t-shirt e maglioncino vecchi indosso, ha raccontato qualcosa in più sulla sua vita: “Ho due lauree, avevo tutto e in un attimo ho perso tutto. Pure mia moglie prima di lasciarmi mi ha accusato di essere stato un padre assente e ha ragione”.
“Lavoravo dodici ore al giorno e avevo poco tempo per i bambini. Ora sto così. Faccio lavoretti, campo con poco. In auto mi devo spostare sennò i vigili mi fanno la multa. Alla Caritas non vado perché mi vergogno. Sento tanta gente in difficoltà. Ma questa crisi è molto più grave di quanto pensiate“.
Nonostante tutto Giuliano non si è arreso: “Qualcosa da fare capita sempre. Lavoretti semplici da aggiungere a chi mi chiede di fargli la spesa o di far uscire i cani. Mi tengo sempre intorno al centro, raramente mi spingo in periferia. Io chiedo poco, perché mi basta poco per vivere. Per sopravvivere“.