In occasione del terzo anniversario dalla morte di Enrico Lombardo ricordiamo il caso dell’uomo che perse la vita durante un fermo dei Carabinieri che lo immobilizzarono. L’ex moglie continua a chiedere giustizia nonostante l’archiviazione del caso
Sono passati tre anni esatti dalla morte di Enrico Lombardo, 42enne di Messina deceduto sul ciglio del marciapiede durante un intervento dei Carabinieri.
Lo scorso agosto il gip ha disposto l’archiviazione del caso per mancanza di elementi.
Ma l’ex moglie Alessandra Galeani continua a lottare per avere giustizia, in particolare per la figlia Enrica.
Tanti, infatti, gli elementi incongruenti in questo caso.
L’uomo è deceduto sul ciglio di un marciapiede la notte del 27 ottobre 2019 durante un fermo dei Carabinieri, che dichiararono che quest’ultimo ebbe un malore.
Le forze dell’ordine erano intervenute su richiesta dell’ex compagna, spaventata dall’uomo che si trovava in stato di agitazione.
Nonostante l’intervento dei sanitari del 118 (si testimonia l’arrivo di due ambulanze) per il messinese non c’è stato più nulla da fare.
Al momento dei fatti la Procura dispose l’apertura di un’inchiesta con tre indagati, inchiesta che, tuttavia, si è conclusa con l’archiviazione della stessa.
Tre i sanitari indagati con l’accusa di omicidio colposo e un carabiniere per morte come conseguenza di altro delitto (in questo caso violenza privata).
Esiste infatti un video dove i Carabinieri aggrediscono Lombardo mentre si trovava a terra sul marciapiede, video reso pubblico dall’ex moglie.
E ora l’unica speranza è quella di tentare il ricorso in Cassazione, come spiegato ad agosto dall’avvocato della famiglia Paolo Pollicino.
“Potremo continuare anche a svolgere ulteriori indagini per vedere se ci sono elementi per la riapertura” – spiega il legale – “cercando altre testimonianze o attività sul materiale agli atti, come il cellulare o altri elementi, che non sono stati vagliati in maniera completa dal gip”.
Nell’opposizione presentata dalla famiglia e poi rigettata, come chiarito dal MessinaToday, erano state poste in evidenza alcune lacune che avevo l’obiettivo di ricostruire una versione dei fatti differente a quella dei Carabinieri.
Le lesioni riportate dalla vittima, infatti, per la famiglia potevano essere state causate esclusivamente da atti di compressione e contenimento.
Ma non solo.
L’esame autoptico avrebbe infatti rivelato un utilizzo tardivo del defibrillatore che se usato nell’immediatezza avrebbe potuto salvare la vita di Enrico, ha spiegato l’avvocato.
Agli atti è stato messo anche un video presentato dalla moglie di Lombardo Spadafora, Alessandra Galeani, reso noto anche sulla pagina Facebook ‘Giustizia per Enrico Lombardo’.
“Ecco i calci e i pugni mai mensionati!”, scrisse su Facebook, dove pubblicò anche le foto delle ferite riportate sul corpo dell’uomo a seguito dello scontro con le forze dell’ordine.
Ma nonostante questo, dall’autopsia emerse come causa della morte la dicitura “morte improvvisa”.
La donna, inoltre, dispone di un audio nel quale un vicino dichiara di aver visto i Carabinieri lavare per terra le macchie di sangue presenti, come riportato da MeridioNews.
Ora l’ex moglie – con cui ai tempi l’uomo era separato ma non divorziato – continua a chiedere giustizia, anche per la figlia Enrica, se soffre moltissimo per la scomparsa del padre.
“Quando Enrico è morto, mia figlia aveva da poco festeggiato i suoi diciotto anni – spiega la donna, che attualmente continua a lottare anche dai genitori e dalla sorella di Enrico – Ora la sua camera è tempestata di foto del padre e non c’è giorno in cui non soffra per la sua assenza. Mi sono intestata questa battaglia per lei – conclude – perché è giusto che sappia come è morto suo padre”.
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