Vi ricordate chi ha vinto Sanremo nel 1996? Tra esordienti e grandi fuori, l’edizione condotta da Pippo Baudo fu una delle più amate degli anni Novanta.
Dopo un periodo abbastanza lungo in sordina, Sanremo negli ultimi anni è riuscito ad agganciare anche il pubblico più giovanissimo, grazie anche alla partecipazione e alla vittoria dei Maneskin o di Blanco e Mahmood quest’anno. Insomma, la kermesse sonora italiana è riuscita, grazie anche alla sapiente e frizzante conduzione di Amadeus, a svecchiarsi, mutando nel profondo il suo aspetto.
Una scommessa questa che però ha portato i suoi frutti e l’interesse attorno al Festival ne è la dimostrazione. Eppure, come dicevamo prima, non è sempre stato così. Fatta eccezione per qualche edizione in particolare, come quella del 2005 vinta da Francesca Renga o l’iconica vittoria dei Jalisse nel 1997 con “Fiumi di parole”, in più di vent’anni, sono davvero pochi quei Sanremo che ci hanno convinto e che sono rimasti nelle memoria mediatica collettiva.
Uno di questi, è il Sanremo del 1996. Stiamo parlando di un anno quasi di transizione, capace di lasciarsi il secolo breve alle spalle, ma non troppo. E’ stato, infatti, l’ultimo dei cinque anni di conduzione di fila di Pippo Baudo, esempio vivente della tv formale e vecchio stampo, Giorgia arrivò terza con “Strano il mio destino” ed Elio e le storie le tese, se solo qualche anno prima al concerto del 1 maggio erano stati censurati per aver citato Giulio Andreotti e i suoi guai giudiziari, non solo arrivarono secondi, ma conquistarono anche il premio della critica con “La terra dei cachi”.
Insomma, quella spessa e solida patina di ipocrisia e perbenismo di facciata, la stessa che aveva ucciso un anno prima Mia Martini, si stava dissolvendo piano piano, sotto la promessa del nuovo Millennio. Eppure, a trionfare quell’anno fu l’amore, quello che sa durare anche 100 anni.
Cosa sarebbe il mondo senza l’amore che move il sole e l’altre stelle? Insomma, va bene l’avanguardia e il nuovo che avanza, ma l’amore è quel sentimento imperituro che resta moderno, pur prendendo a piene mani da alcuni sonetti di William Shakespeare.
“Vorrei incontrarti fra cent’ anni
rosa rossa tra le mie mani
dolce profumo nelle notti
abbracciata al mio cuscino
staro’ sveglio per guardarti
nella luce del mattino”
E insomma, cosa siamo noi comuni mortali di fronte a un sentimento così nobile che riporta al tempo senza tempo già in vita? Forse in realtà dei bari. Pur non essendo mai stato dimostrato ufficialmente, pare che i voti nella serata finale del Festival vennero truccati. “La terra dei cachi”, infatti, era rimasta in cima alle classifiche temporanee del Festival fino all’ultima serata, per poi subire un sorpasso inedito che portò alla vittoria di Ron e Tosca, come dei novelli Romeo e Giulietta dal finale più clemente.
Fatto sta che comunque, “Vorrei incontrarti tra cent’anni” resta una meravigliosa dedica d’amore, una promessa di eterna devozione nei confronti del proprio amato in un mondo diverso. Ed effettivamente, di cose ne sono cambiate in 26 anni. Chissà cosa ne accadrà negli altri 74 anni che restano.
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