La trasmissione Striscia la Notizia ha rivelato dettagli tanto eclatanti quanto utili sulla pratica del consumo anche accidentale di carne di squalo. Uno sguardo al fenomeno e ai numeri, che sono scovolgenti: siamo i terzi importatori più grandi al mondo della specie oramai in via di estinzione
Avete mai mangiato carne di squalo? Se molti di voi potrebbero rispondere negativamente a questa domanda, il vero problema è che, forse, l’avete mangiata senza saperlo.
Secondo Shark Alliance, una coalizione internazionale di organizzazioni no-profit finalizzate alla sensibilizzazione sul tema, l’Italia è il primo Paese in Europa per importazione della carne di squalo, e addirittura terza al mondo dopo Corea, Spagna e Hong Kong.
Ma come è possibile?
E’ proprio questa la domanda che Serena e Silvia della rubrica ‘Ambiente Ciovani’ hanno posto ai documentaristi Marco e Andrea Spinelli.
I due fratelli hanno dato vita all’inchiesta ‘Shark Prayed’, attraverso la quale sono emersi sconvolgenti dettagli su un fenomeno ancora oggi in ombra, con l’obiettivo proprio di tenere alta l’attenzione su un tema così importante.
Non torna, soprattutto, la questione numerica: come è possibile che in Italia siamo i primi importatori al mondo?
Non è facile, infatti, trovare sul menù di un ristorante o in pescheria la dicitura “carne di squalo”.
Molto probabilmente avete mangiato carne di squalo senza saperlo: l’inchiesta sulla frode alimentare italiana
La risposta a questa domanda è, purtroppo, tanto semplice quanto grottesca: mangiamo carne di squalo senza saperlo.
Un fenomeno che va avanti già oramai da molti anni, come segnalato dagli articoli sul tema.
Era il 2019 quando la rivista Esquire riportò un’analisi sconvolgente realizzata dal WWF:
“Molto spesso si tratta di vere e proprie frodi alimentari – spiegò l’organizzazione non governativa – poiché nemmeno i consumatori sono consapevoli di mangiare carne di squalo”.
Scendendo nel particolare “sono tre le principali cause di frode alimentare: la commercializzazione scorretta di specie commerciabili per aumentarne il prezzo (ad esempio la verdesca venduta come pesce spada); specie protette illegalmente vendute sul mercato o specie protette vendute involontariamente, a causa di una scorretta identificazione“.
L’Italia il terzo importatore al mondo di squali
Come riportato sul sito WWF, l’Italia è risultata essere il terzo più grande importatore di prodotti di squalo a livello globale, con circa 98mila tonnellate di prodotti di squalo importati, di cui 1712 tonnellate di pinne.
Un elemento, questo, messo in luce anche dal servizio di Striscia la Notizia:
“Il problema è che mangiamo carne di squalo senza saperlo perché c’è stata poca informazione. Lo chiamano ‘fish and chips’, ma sarebbe più corretto definirlo ‘shark and chips’ perché se un tempo era fatto col merluzzo oggi è fatto con carne di squalo”.
Questo tipo di alimento è dunque spacciato, sia nel commercio che nella ristorazione, come altro tipo di carne.
Dunque senza saperlo mangiamo boccanera, gattuccio e verdesca, solo per citarne alcuni.
Come segnalato da WWF e altre moltissime fonti di informazione, il problema reale è che, attualmente, il consumo di carne di squalo non è regolato tanto in Italia quanto nell’Unione Europea.
Questo rende la pesca di questi predatori assolutamente pericolosa e non sostenibile per il pianeta, dando vita a fenomeni di consumo non regolamentati.
Un fatto gravissimo, se si considera che attualmente lo squalo è fra le specie a rischio estinzione più alto al mondo.
La loro presenza nei nostri mari è quanto mai fondamentale, in quanto mantiene le reti alimentari marine in equilibrio, come specifica sempre il WWF e, indirettamente, contribuisce alla lotta per il cambiamento climatico.
Attualmente, il 37,5% delle popolazioni di squali e razze rischia l’estinzione: ogni anno, infatti, vengono uccisi fino a 100 milioni di squali e razze, al punto che alcune popolazioni sono declinate del 95%.
La scomparsa degli squali dal mediterraneo potrebbe avere conseguenze devastanti sulla nostra salute e sul nostro ecosistema, oltre al fatto che il consumo di queste carni, per altro non controllato, è dannoso per l’uomo.
La verdesca, ad esempio, è molto impattata dai rifiuti che finiscono in mare, e la carne di squalo potrebbe contenere metalli pesanti, inquinanti organici persistenti (POP) perfino plastiche.
Come evitare di consumare carne di squalo?
Come consumatori possiamo avere un ruolo importantissimo nella salvaguardia di queste specie.
Familiarizzando con i nomi dei differenti tipi di squali, infatti, ci aiuta ad evitarne il loro acquisto trovando i loro nomi sulle etichette.
Il WWF, in tal senso, consiglia di non acquistare mai prodotti privi di etichetta.