L’inverno ormai alle porte sarà uno dei pià duri, per l’economia e le imprese italiane, da decenni a questa parte. Ecco quante sono le aziende made in Italy regione per regione?
“L’impatto della crisi sarà durissimo, peggio della pandemia. Da qui alla fine dell’anno rischiamo di perdere 370.000 posti di lavoro. Ed è solo l’inizio”. A sottolinearlo, pochi giorni fa, è stato nientemeno che il presidente di Confocommercio Carlo Sangalli anticipando quello che, si teme, sarà un inverno buio per centinaia o addirittura migliaia di piccole, medie e forse anche grandi imprese. Un periodo durissimo per l’economia italiana, complici gli effetti, dal punto di vista economico della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, tra caro bollette schizzate alle stelle e prezzi delle materie prime raddoppiati e, in molti casi triplicati o addirittura quadruplicati.
Se dunque per le famiglie il periodo più freddo dell’anno rischia di diventare gelido, per le aziende che compongono il ‘bacino del made in italy’ il pericolo è addirittura quello di non riuscire a vedere la primavera, proprio per la drammatica situazione economica e per i costi che si troveranno a dover affrontare. Da qui la richiesta-appello di Sangalli: “Sull’energia il nuovo governo dovrà incalzare l’Europa, mentre sul Pnrr non basta rispettare i tempi: serve la sostanza. E le tasse sono ancora troppo alte: chiediamo un piano di legislatura”. Del resto si tratta probabilmente del periodo più difficile, per l’economia italiana, dalla Seconda Guerra Mondiale, tra inflazione galoppante e costi dell’energia a tratti insostenibili.
E le stime prevedono per il quarto trimestre del 2022 una contrazione netta, con conseguente calo della produzione di beni e servizi. In tale contesto molti cittadini hanno iniziato a chiedersi quante siano le aziende italiane ed i brand della penisola più conosciuti e rinomati e come siano distribute regione per regione. Ci ha pensato un utente su Reddit, realizzando una grafica divenuta in breve tempo virale, scatenando una discussione riguardante la collocazione delle aziende nelle varie regioni ma anche eventuali brand non inseriti.
Tra le principali reazioni c’è ad esempio chi fa notare che in Liguria vada aggiunta l’Ansaldo, e chi ricorda che la Piaggio è nata proprio in questa regione. Un utente segnala che andrebbero riviste le proporzione dei marchi in base alla loro importanza. E chi, ancora, non ritiene corretto inserire aziende come Eni e Rai nel Lazio (avendo sede nella Capitale) dal momento che si tratta di aziende di stato, suggerendo di sostituirle con alternative maggiormente legate al territorio come Fendi o Laura Biagiotti. Tra le grandi mancanze non indicate nel grafico, che non è da escludere nei prossimi giorni potrebbe essere ‘aggiornato’ troviamo la Divella in Puglia, Tiscali in Sardegna, Diesel in Veneto, Brembo in Lombardia. E molte altre. Resta il fatto che si tratta di un’idea molto interessante per dare una visione d’insieme di quello che è il cuore pulsante dell’economia italiana.
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