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L’Italia è sempre più povera, 5,5 milioni di persone in difficoltà | Con le maxi bollette sarà anche peggio

La crisi economica degli ultimi anni, causata prima dalla pandemia di Covid-19 e ora dagli effetti della guerra in Ucraina, sta allargando a dismisura la platea di persone che vivono sotto la soglia di povertà. 

Il 21esimo rapporto della Caritas italiana sulla povertà in Italia, presentato lunedì 17 ottobre, fa emergere un quadro molto pesante e accerta una volta di più come ci sia bisogno di interventi immediati e massicci per arginare il dilagare della povertà nel nostro Paese. La pandemia e il conflitto in corso in Ucraina hanno avuto notevoli ricadute sulla popolazione, incrementando un disagio sociale ed economico che era già chiaramente percepibile prima del 2020.

Basti pensare all’inflazione, con l’aumento del costo dei vari generi alimentari, ma anche al caro bollette e alla prospettiva di un inverno durissimo in termini di consumi.

Stando a quanto emerso dall’indagine della Caritas, le famiglie che vivono in povertà in Italia sfiorano ormai i due milioni (1.960.000 per la precisione), pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione).

Aumenta la disoccupazione, bloccato l’ascensore sociale

La ricerca, che si basa sui dati raccolti in oltre 2.800 centri di ascolto, precisa che nel 2021 le persone incontrate e supportate nei suddetti centri sono state 227.566, con un più 7,7% rispetto al 2020 e un incremento delle persone che provengono da altri Paesi. Molte anche le persone senza dimora che vengono assistite da questi centri: in tutto sono 23.976, pari al 16,2% dell’utenza complessiva.

La pandemia ha inevitabilmente fatto salire anche il dato relativo alla disoccupazione: le persone senza lavoro tra quelle assistite dai centri sono passate dal 41% al 47%, mentre gli occupati sono scesi dal 25% al 23,6%.

Ma cosa ha causato principalmente questo forte aumento della povertà? Oltre ai motivi già accennati, intervengono anche altri fattori come le problematiche familiari, le separazioni, i divorzi, la carenza abitativa, la mancanza di lavoro, fino ad arrivare alle problematiche di salute.

Nel dossier della Caritas viene fuori che molte delle situazioni di povertà sono ereditarie e intergenerazionali, aspetti che incidono soprattutto sulla classe sociale medio-bassa. Sostanzialmente il quadro che viene fuori dall’indagine della Caritas è quello di un blocco dell’ascensore sociale, confermando quanto già ampiamente denunciato da anni da istituti di ricerca come ISTAT e Censis.

La situazione è talmente grave da rendere l’ascensore sociale inaccessibile anche a quelle fasce della popolazione che un tempo potevano essere considerate benestanti. La crescita della povertà non fa che aumentare anche le ricadute emotive e psicologiche, favorendo scenari di bassa autostima, frustrazione, depressione, traumi, mancanza di progettualità.

I figli delle persone meno istruite interrompono prima gli studi

Una negatività che va a ripercuotersi nelle giovani generazioni: “Sono infatti i figli delle persone meno istruite a interrompere gli studi prematuramente, fermandosi alla terza media e in taluni casi alla sola licenza elementare – si legge nel report della Caritas – Al contrario tra i figli di persone con un titolo di laurea, oltre la metà arriva a un diploma di scuola media superiore o alla stessa laurea”.

Concludendo, la Caritas sostiene che il reddito di cittadinanza dovrebbe essere assicurato a tutti coloro che versano nelle condizioni peggiori, a cominciare dalle situazioni di indigenza totale.

Roberto Naccarella

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