La giovane di Ladispoli, in carcere assieme al resto della famiglia per la morte di Marco Vannini, sembra aver superato il momento di “disperazione”, al punto da aver ritrovato l’amore
Da Rebibbia arrivano notizie della nuova vita di Martina Ciontoli.
La ragazza è attualmente detenuta presso il “reparto orchidea” del penitenziario di Rebibbia, dove sta scontando una condanna a 9 anni e 4 mesi per la morte del fidanzato Marco Vannini, ucciso nella notte fra il 17 e 18 maggio 2015 nella loro casa di Ladispoli assieme alla madre, il padre e il fratello Federico.
Sono tutti detenuti da oltre un anno presso il carcere di Rebibbia, sebbene in reparti diversi.
Dopo un primo momento molto duro vissuto dalla Ciontoli, durante veniva descritta, come riporta Repubblica, come disperata e dimagrita, la giovane sembra aver trovato il suo equilibrio.
La nuova vita di Martina Ciontoli in carcere
Il reparto in cui si trova la ragazza è, indubbiamente, uno dei reparti più “soft” di Rebibbia, nel quale si trovano “le detenute più tranquille, quelle che non creano problemi, che non hanno problemi di tossicodipendenza, un altro mondo”.
Le detenute hanno infatti a disposizione un balcone nel carcere e la lavanderia, e sembra aver instaurato un rapporto anche con altre detenute.
Ma soprattutto la Ciontoli ha trovato un nuovo amore, un ragazzo di Ladispoli con cui continua a vedersi nonostante la conferma della condanna.
“Fanno tenerezza. Si vogliono bene”, hanno rivelato a Repubblica alcune detenute.
In carcere, inoltre, ha ripreso a studiare e lavorare nel laboratorio di un operatore di telecomunicazioni che opera nel settore della banda ultralarga wireless, riporta Tgcome24.
La famiglia non è molto lontana da dove si trova detenuta Martina.
Il padre, Antonio Ciontoli, si trova a ‘Rebibbia nuovo complesso’, Federico, il figlio, a ‘Rebibbia reclusione’.
La madre, ovviamente, si trova nel reparto ‘Rebibbia femminile’.
Ma se Martina ha trovato, in qualche modo, una forma di pacificazione personale, lo stesso non sarà per i genitori di Marco.
Questi ultimi, infatti, per ottenere i 400mila di liquidazione provvisoria hanno dovuto lottare per anni dinanzi ai tentativi della famiglia Ciontoli di “occultare” i beni effettivamente posseduti, come si legge sempre su Tgcom24.
La condanna definitiva ai Ciontoli dopo la morte di Marco Vannini
La condanna definitiva è arrivata il 3 maggio del 2021, quando la corte di Cassazione si è pronunciata in modo, appunto, definitivo sulle condanne di Antonio Ciontoli, la moglie Maria e i due figli, Martina e Federico.
La conferma dell’appello bis arriva dopo 6 anni e ben 5 gradi di giudizio.
Marco, ai tempi dei fatti 21 anni, venne colpito da un proiettile nel bagno dell’abitazione della famiglia della sua allora fidanzata la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015.
Tutti tentarono di insabbiare quanto era successo, ritardando i soccorsi e comportando, dunque, la morte del giovane.
Pur di preservare la sua carriera militare, Antonio Ciontoli parlò di un attacco d’ansia e persino di una ferita con un pettine a punta, il tutto mentre Marco agonizzava con un proiettile che era arrivato proprio vicino al cuore.
Ma Marco si sarebbe potuto salvare se i soccorsi fossero arrivati tempestivamente.
Al padre è stata inflitta una condanna di 14 anni per omicidio con dolo eventuale, al resto della famiglia 9 anni e 4 mesi.
Inizialmente il reato loro attribuito fu quello di “concorso anomalo”, diventato poi “concorso semplice attenuato dal minimo ruolo e apporto causale”.
Un cambiamento, questo, che nulla ha cambiato ai fini della pena.