I documenti declassificati del dipartimento segreto del Foreign Office britannico, l’Information Research Department (Ird) gettano luce, o meglio ombre, sulle fosche strategie messe in atto dal ministero degli Esteri per tenere lontani i comunisti dal governo durante le elezioni del 1976, in quanto si ritenne dannosa per Londra la loro presenza al governo
Una rivelazione sensazionale quella fatta dal Guardian, che in un articolo titolato “Svelato il piano segreto britannico per tenere i comunisti italiani dal potere” svela, appunto, gli oscuri retroscena dietro le elezioni italiane del 1976.
Documenti, questi, che confermano che i servizi segreti inglesi degli anni ’70 misero in atto una campagna di delegittimazione del Partito Comunista Italiano, allora guidato da Enrico Berlinguer.
L’obiettivo era quello di “deragliare” la loro corsa, oramai certa, verso il potere, giudicata dannosa per gli interessi inglesi.
La rivelazione è stata fatta, appunto, dal Guardian, che a seguito dell’analisi dei documenti declassificati del dipartimento segreto del Foreign Office britannico, l’Information Research Department (Ird), hanno scoperto come quest’ultimo venne incaricato di gestire una campagna di discredito internazionale nei confronti del Partito Comunista Italiano.
Sotto il mirino c’era, in particolare, Enrico Berlinguer, allora leader del più grande partito comunista d’Europa.
L’Unità editoriale speciale (SEU) dell’IRD era responsabile delle operazioni più delicate del dipartimento, si legge sulla testata inglese, conducendo missioni di propaganda in tutto il mondo contro i comunisti e altri gruppi ritenuti una minaccia per gli interessi britannici.
L’unità, si legge ancora, ha lavorato a stretto contatto con l’MI6, con l’obiettivo di distruggere la reputazione del partito alla soglia delle elezioni del ’76.
Dai documenti emerge come i funzionari dell’ambasciata britannica a Roma consegnarono al corrispondente della BBC Richard Lindley, che era riuscito ad assicurarsi un’intervista esclusiva con Berlinguer, un memorandum Ird sul Pci.
In tale memorandum era presente la citazione, attribuita a Palmiro Togliatti, sui “legami d’acciaio” che secondo l’Ird erano ancora in vita fra il Pci e i sovietici, che in quegli anni diedero vita alle cosiddette “purghe” e si macchiarono di crimini che sconvolsero l’opinione pubblica internazionale.
Nonostante nell’intervista Berlinguer sottolineò la palese oltre che evidente indipendenza del partito italiano da quello sovietico, Lindley mise in moto una macchina del fango contro Berlinguer per screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica attraverso una serie di domande a dir poco imbarazzanti.
La paura era quella che, dopo i risultati straordinari delle elezioni del ’75, in cui il PCI ottenne il 33% dei consensi, in quelle del ’76 sarebbe salito al potere.
Fu lì che si mise in moto l’operazione di discredito ordita dal nuovo primo ministro laburista britannico, Jim Callaghan, e dal neo nominato ministro degli Esteri Anthony Crosland.
Fu proprio un funzionario del ministero, Sir Michael Palliser, a “mettere la pulce nell’orecchio” del ministro avvertendolo che “non era troppo tardi” per “impedire un’ascesa al potere dei comunisti in Italia” offrendogli varie proposte per mettere in atto il piano.
La strada scelta, alla fine, fu quella della propaganda negativo e del discredito, sebbene circolò anche l’idea di “un colpo di stato chirurgico” giudicata poi “irrealistica”.
Nelle elezioni del 1976 il Pci ottenne il 34,3 dei consensi, contro il 38,71 della Dc, come riportato dall’ANSA.
Secondo il professore Scott Lucas dell’Università di Birmingham, l’IRD sembra aver oltrepassato il limite invalicabile “che le democrazie non interferiscano nei processi democratici di altri paesi”, e l’Italia era “un membro della Nato, un membro dell’Europa, della Comunità economica oltre che una democrazia”.
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