La svolta nel caso arriva a due mesi dalla scomparsa della donna, ma tutte le piste restano aperte
Nuovi, importantissimi elementi nel giallo di Rieti riguardante la scomparsa dell’ex postina di 77 anni Silvia Cipriani.
Le ricerche della donna, scomparsa da casa lo scorso 21 luglio, erano state tutte vane, fino all’apertura da parte della Procura di un fascicolo per occultamento di cadavere.
E proprio ieri gli inquirenti nel bosco di Scrocco hanno rinvenuto vari frammenti di ossa sparsi, si legge sul Messaggero, in una vasta area e che con ogni probabilità appartengono alla donna.
Ma per quale ragione la donna si trovava lì? Ha perso coscienza per poi essere aggredita dagli animali della zona o è stata uccisa? Possibile si sia voluta togliere la vita?
Tante le domande in questo giallo a cui gli inquirenti devono ancora dare una risposta.
L’ipotesi che si tratti dei resti ossei della donna, sebbene sia necessario attendere l’esame del DNA, è avvalorata dal ritrovamento di brandelli di stoffa che coincidono con l’abito che la donna indossava al momento della scomparsa.
Lo scorso lunedì, invece, era stata trovata la sua auto, una Fiat Palio, da parte di un cercatore di funghi.
Il giorno dopo, invece, la sua borsa e una scarpa.
Ma cosa ci faceva Silvia in quella zona così difficile da percorrere e da raggiungere?
Il programma televisivo Storie Italiane ha intervistato l’uomo che per primo ha ritrovato la macchina, Bruno.
“È una zona impervia e siamo solo all’inizio del precipizio” – spiega – “Per me [Silvia, ndr] non è venuta spontaneamente”.
Una zona, quella del ritrovamento, molto difficile da raggiungere, in quanto “la strada comincia a diventare sempre più impervia e la macchina praticamente l’ho trovata vicino alla vegetazione del bosco”.
Rivela poi cosa avesse avvistato all’interno dell’automobile: “Con certezza non glielo posso dire, ma sembrava una cartella clinica con scritto il nome di Silvia Cipriani e la sua età. A quel punto abbiamo capito che si trattava della signora scomparsa”.
Proprio il giorno prima, spiega l’inviata di Storie Italiane, la donna si era recata dal medico.
Ma cosa è successo a Silvia? Ha perso l’orientamento a causa di un malore? O si voleva togliere la vita?
Quest’ultima ipotesi se da un lato è avvalorata da alcuni elementi dall’altro non convince.
Perché, infatti, si sarebbe dovuta portare la borsa dietro se voleva farla finita?
E soprattutto, cosa faceva una donna della sua età in una zona così impervia? Una domanda che si è posta anche la nipote acquisita di Silvia, che conferma a Storie Italiane che è impossibile che la donna conoscesse quelle zone e che mai si sarebbe recata sola a Montenero.
L’unico elemento ragionevole è che il fatto che i frammenti ossei siano stati rinvenuti così distanti e gli abiti a brandelli sia da ricondurre alla forte presenza di cinghiali nella zona.
Ma come è possibile, soprattutto, che fino ad oggi nessuno abbia visto l’auto della donna?
Sebbene fosse parzialmente coperta dalla vegetazione, come è possibile che solo la scorsa domenica la macchina sia stata vista da un cercatore di funghi, visto che la zona è particolarmente nota per questo e sono tantissimi quelli che si recano a Scrocco per questo motivo.
Un altro elemento lo evidenzia il meccanico che è stato chiamato da Bruno, il cercatore di funghi.
L’uomo, accorso sul posto dopo la telefonata, segnala come la macchina fosse poco sporca, “solo normale sporcizia di uno che ha fatto un po’ di fuoristrada”, ma soprattutto segnala il fatto che “C’erano le ruote leggermente storte, quindi presumo che volesse fare qualche manovra. Davanti c’era troppa vegetazione e non poteva andare più avanti”.
La vettura era inoltre rigata, ma non poteva essere spostata senza chiavi che, appunto, non c’erano. E “a un metro di distanza dall’auto c’è il bordo della strada e inizia la discesa della montagna, dove c’è vegetazione fitta”.
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