Quattro scosse in un giorno in quattro regioni diverse, ieri da nord a sud l’Italia è stata attraversata da eventi sismici diffusi in tutto il Paese. Ma cosa è successo?
La terra trema in Italia, ma non costituisce di certo una novità. Il nostro Paese, infatti, rientra in una delle zone ad alta sismicità, motivo per cui sistematicamente si hanno notizie di scosse da nord a sud della penisola. La maggior parte delle volte, però, fortunatamente si tratta di eventi sismici che non costituiscono una garve minaccia. Ieri, però, quattro scosse in un giorno solo in quattro regioni diverse hanno fatto temere il peggio.
L’Italia, infatti, ha tremato, e anche tanto. Ma cosa è successo esattamente e perché si sono registrate ben quattro scosse in un giorno solo? Intervistato dall’ANSA, il sismologo della sezione di Pisa dell’Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Meletti, ha spiegato l’insolita attività sismica di ieri. “Non c’è alcuna relazione: le distanze fra i luoghi in cui sono avvenuti i terremoti sono di centinaia di chilometri perché possa esserci un nesso”.
Le scosse, infatti, sono state avvertite in Sicilia, Marche, Liguria ed Emilia Romagna a distanze davvero considerevoli. Ogni terremoto, quindi, ha avuto una sua origine ben precisa che differiva dalle altre scosse. Eppure, l’evento di ieri resta abbastanza insolito: “È curioso che dopo un periodo di apparente calma si siano verificati quattro terremoti un pò più forti e avvertiti dalla popolazione”, ha spiegato ancora Meletti.
Il sismologo, però, ha rimarcato come non ci sia nessun collegamento tra i quattro terremoti, avvenuti anche in profondità diverse. Tra i quattro, infatti, le Marche – al momento in ginocchio per il terribile alluvione dei giorni scorsi – hanno registrato la scossa più forte e avvenuta più in profondità, a 24 chilometri.
Il sisma è stato avvertito in provincia di Ascoli Piceno, ma è stato localizzato lungo tutta la costa marchigiana che ha una sua diversa sismicità rispetto a quella appenninica. “Il terremoto è stato generato da un meccanismo trascorrente, ossia dallo scorrimento laterale si strutture profonde”, ha spiegato ancora il sismologo, differenziando la scossa da quella tipica dei terremoti appenninici che si generano da strutture più superficiali.
In Liguria, invece, l’epicentro è stato Bargagli, in provincia di Genova, una zona poco sismica che non ha a che fare coi terremoti tipici dell’Appennino: “Questa zona della Liguria è nell’area di congiunzione fra l’Appenino a Est e l’arco alpino a Ovest”, ha sottolineato Meletti sempre all’Ansa.
L’unico terremoto che potrebbe avere una sua spiegazione proprio nelle scosse appennincihe, è quello di magnitudo 3,8 a Pievepelago, in provincia di Modena che, come spiegato sempre dal sismologo, presenta una sismicità frequente. Per quanto riguarda ancora le scosse sentite in Sicilia, la zona interessata è stata Paterno, alle pendici dell’Etna, ma non è stato il vulcano a generare la scossa. “Paternò si trova in una zona alle pendici dell’Etna nella quale si sta rilevando una sismicità frequente da qualche settimana” – ha premesso Meletti spiegando come a generare il terremoto – “potrebbero essere state faglie sismogenetiche importanti che si trovano a Sud dell’Etna e indipendenti dall’attività del vulcano”.
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