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Caso Saman, siamo all’epilogo? L’agghiacciante intercettazione del padre

Dopo più di un anno, il caso di Saman Abbas potrebbe essere ormai alle battute finali. Un’intercettazione del padre spiegherebbe chi ha posto fine alla via della diciottenne.

Nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021 a Novellara, paese in provincia di Reggio Emilia, scompare Saman Abbas la diciottene di origini pakistane che vive ormai da molti anni in Italia. In molti pensano che la ragazza sia scappata, nella speranza di far perdere le sue tracce alla famiglia, di forte stampo patriarcale, che aveva in serbo per lei un destino che Saman non voleva né avrebbe mai accettato.

Fonte: Facebook

Purtroppo, però, la vita di Saman si è interrotta proprio quella notte, nel pieno della sua giovinezza e bellezza. La diciottenne uscì quella sera con suo padre e sua madre, complici anche loro dell’omicidio della figlia. I due avrebbero consegnato Saman allo zio e a due cugini che l’hanno uccisa, facendo sparire il corpo. A dare l’allarme della scomparsa di Saman è stato proprio il suo fidanzato. “Se non mi senti per 48 ore chiama la polizia“, è l’utmimo messaggio che Saman ha mandato al suo ragazzo, prima di essere ammazzata dalla sua famiglia.

Saman – che già era scappata una volta denunciando anche la sua terribile condizione alle forze dell’ordine – sarebbe stata uccisa per essersi rifiutata di sposare un uomo in Pakistan molto più grande di lei. I cinque familiari sono stati rinviati a giudizio da parte della procura con l’accusa di omicidio e soppressione di cadavere. Spunta però ora un audio che conferma un’amara verità.

Padri che non amano le figlie: il terribile destino di Saman

Mentre tutta l’Emilia Romagna si mobilitavaper trovare Saman, Shabbar Abbas, quando ormai era scappato in Pakistan, l’8 giugno 2021 confessò il delitto della figlia ad un parente rimasto in Italia. “Per me la dignità degli altri non è più importante della mia (…). Io ho lasciato mio figlio in Italia. Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno” – ha detto il padre.

Ma non solo. Sempre lo stesso parente della conversazione era stato sentito dai carabinieri il 25 giugno 2021 e aveva riportato un’altra discussione col padre di Saman: “Io sono già morto, l’ho uccisa io, l’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l’abbiamo uccisa”, avrebbe detto Shabbar, rinviato a giudizio insieme a sua moglie e altri tre parenti che non hanno tollerato la libertà di Saman, la cui unica colpa è sempre stata quella di vivere una vita “occidentale”, lontana da casa.

L’intercettazione del padre di Saman che confessa al parente l’omicidio della figlia è agli atti del processo che inizierà a febbraio 2023. Il 10 febbraio a Reggio Emilia finiranno sotto processo i tre familiari di Saman che si sono dati alla fuga dopo l’omidicidio della diciottenne per poi essere arrestati all’estero, in Francia e Spagna. Si tratta dello zio Danish Hasnain e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. I genitori, invece, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, restano ancora latitanti in Pakistan per cui si attende ancora l’estradizione.

K. S.

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