Matteo Salbvini fa infuriare Luciano Ligabue, Stefano Accorsi e tutta la Fandango a causa di uno spot elettorale dal dubbio gusto.
Nel 1998 inizia ufficialmente il sodalizio artistico tra Luciano Libague, in veste di regista, e Stefano Accorsi. Così, dal loro incontro prende vita ‘Radiofreccia‘ e il tormentato personaggio di Ivan Benassi, detto “Freccia”. Non si tratta di un semplice film, ma di una rivelazione cinematografica che continua a raccogliere proseliti anche 24 anni dopo.
Il tormento di Ivan è il tormento di ogni giovane che sia affaccia alla vita adulta, incredulo di dover scendere a patti con se stesso, mettendo da parte i suoi sogni, pur di sopravvivere in un mondo votato alle apparenze, alle ipocrisie e al perbenismo. E’ la realtà che ti schiaffeggia, ti trasmortisce e ti sputa se non sei funzionale al sistema stesso. E’ la realtà che non accetta la profondità, che si accontenta della superficie e che ti mastica finché può spolparti.
“Radiofreccia” è il manifesto di una generazione stanca e disincantata che trova il proprio rifugio nel compromesso, nella mala sorte o nella droga, quell’attimo di fatale piacere che obnubila i pensieri. Ora, considerando come Matteo Salvini ripeta sempre fino allo sfinimento che la droga – qualunque essa sia – è morte e distruzione, senza possibilità di redenzione, è abbastanza diffiicile “credere” che abbia scelto il “credo laico” di Freccia per la sua compagna elettorale.
Radiofreccia, il monologo della discordia
Il monologo di Freccia in radio è probabilmente uno dei più famosi della cinematografia tricolore (o, per lo meno, degli ultimi 25 anni di cinema italiano – ‘Radiofreccia’ è uscito nel 1998).
Per chi non lo avesse presente, lo proponiamo di seguito:
Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards
Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa Che vuole l’affitto ogni primo del mese Credo che ognuno di noi si meriterebbe dia vere una madre e un padre Che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi Credo che un Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più Ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa Credo che non sia tutto qua Però prima di credere in qualcos’altro bisogna fare i conti con quello che c’è qua E allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecentomila al mese Però credo anche che se non leccherò culi Come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose Credo che c’ho un buco grosso dentro, ma anche che, il rock n’roll Qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro Le stronzate con gli amici, beh, ogni tanto questo buco me lo riempiono Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti Vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso E credo che da te non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri Perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri“Giù le mani da Radiofreccia”
Durante tutta la campagna elettorale, il leader della Lega ha fatto suo un conciso “credo”, che abbraccia più il sacro che non il profano.
E il suo slogan si è fatto spazio ovunque, anche in uno spot elettorale di dubbio gusto contro il PD e le sue tristissime vicende interne con Albino Ruberti.
Nello spot in questione, infatti, una ragazza sta guardando proprio “Radiofreccia” e il credo (in questo caso) laico di Ivan, prima di essere distratta dalle urla fuori dal suo appartamento.
“Tratto da una storia vera”: rinfreschiamo la memoria al Pd che infanga e insulta. Per giorni ha diffuso falsità su presunte ingerenze russe nella campagna elettorale italana, ma non ha ancora spiegato perché i suoi dirigenti minacciano di uccidere. (1/2) pic.twitter.com/WXOJM6Rskr
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) September 21, 2022
Peccato però che né Luciano Ligabue, né Stefano Accorsi, né tutta la Fandango abbiano mai concesso a Salvini di usare ‘Radiofreccia’ per la loro campagna elettorale. Proprio per questo, ieri sui social è stata postata la diffida contro la Lega perché l’audio è stato illegittimamente inserito all’interno di un video elettorale. “Nella loro diffida i suddetti hanno contestato la gravissima violazione dei loro diritti sul film”, si legge nella diffida pubblicata da Ligabue e Accorsi.
Ma non solo. Si contesta anche “La spregiudicata utilizzazione dello stesso in una presentazione al pubblico che lascia anche chiaramente presumere una adesione al contenuto del messaggio, da cui invece gli stessi radicalmente si dissociano“. Ma non è nemmeno la prima volta che la Lega finisce nei guai con i cantanti.
Anche la Rappresentante di Lista si era scagliata un mese fa contro Salvini, apostrofandolo come “becero abusatore di hit“. In quell’occasione, l’ex ministro dell’interno aveva usato ‘Ciao Ciao’ durante un suo comizio.