A due anni dalla morte del giovane campione di kick boxing, arriva una clamorosa novità dalla procura di Cassino che ha indetto nuovi accertamenti. Potrebbero essere le tracce del DNA a dare una svolta al caso? Le parole in esclusiva dell’avvocato per Periodico Italiano
Potrebbe arrivare dall’esame del DNA la svolta nelle indagini sulla morte di Gianmarco Pozzi, il giovane campione di kick boxing ritrovato senza vita in circostanze misteriose il 9 agosto del 2020.
Dopo l’apertura di un fascicolo per il reato di frode processuale, un’altra clamorosa novità arriva nel giallo di Ponza.
La procura di Cassino ha infatti disposto nuovi accertamenti tecnici che potrebbero condurre a una vera e propria svolta nelle indagini, e che l’avvocato della famiglia, il legale romano Fabrizio Gallo, ha accolto positivamente.
Un altro tassello si aggiunge al complesso puzzle investigativo nel giallo di Ponza.
A fornire nuovi elementi importantissimi è la procura di Cassino, che ha notificato all’avvocato Gallo di aver disposto accertamenti tecnici anche di natura irripetibile sul materiale repertato durante l’ispezione cadaverica.
Gli accertamenti, che verranno effettuati il prossimo 16 settembre dinanzi ai famigliari della vittima e al loro avvocato nell’ufficio investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma Via Tor Di Quinto, interesseranno la busta rinvenuta nei pantaloncini di Gianmarco.
Come abbiamo visto in questo articolo, infatti, al momento del ritrovamento del corpo Pozzi indossava dei pantaloncini all’interno dei quali, all’altezza dell’inguine, era presente una busta della spazzatura di colore blu con all’interno il seguente materiale:
La speranza della famiglia è quella che nel materiale repertato siano presenti tracce di DNA riconducibili a terzi.
L’accusa di omicidio, dunque, non sarebbe più a carico di ignoti come fin’ora, ma potrebbe rivolgersi verso soggetti identificabili attraverso l’esame del DNA.
L’avvocato Gallo, sentito più volte da Periodico Italiano, ha preferito andare cauto vista la delicatezza del momento investigativo.
Ha voluto però ribadire e sottolineare, ancora una volta e soprattutto oggi, l’apprezzamento verso il fatto che il pm, a differenza di quanto accaduto precedentemente nelle prime fasi investigative, stia “procedendo spedito verso la verità”.
L’importanza dell’analisi delle possibili tracce di materiale biologico sui reperti individuati al momento dell’ispezione cadaverica deriva soprattutto dall’assenza di una vera e propria autopsia.
Al momento del ritrovamento del corpo di Gianmarco detto Gimmy, infatti, non solo non venne rilevata come da procedura la temperatura cadaverica, ma il caso venne liquidato come una caduta accidentale avvenuta in un momento di presunto delirio a seguito del consumo di cocaina.
Secondo il perito incaricato dalla famiglia, il noto Professor Fineschi, medico legale assunto anche dalla famiglia di Cucchi, è impossibile e oltre che “cinematografica” la ricostruzione effettuata dalla dottoressa incaricata di svolgere l’esame cadaverico sul corpo di Gianmarco Pozzi.
La decisione di non condurre autopsia e l’approssimazione con cui l’esame superficiale cadaverico è stato effettuato ha spinto la famiglia a procedere per vie legali nei confronti della dottoressa che ha svolto tale esame.
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