L’ultima presidente dell’Unione Sovieca e padre della perestrojka si è spento all’età di 91 anni. Il saluto della politica e l’addio tutt’altro che affranta di Marco Rizzo
Se ne va e porta via con sé quasi del tutto definitivamente il Novecento Mikhail Gorbaciov, che si spegne all’età di 91 anni dopo una lunga malattia.
Al suo nome, infatti, è legato il crollo del muro di Berlino, la fine della guerra fredda, la perestrojka, ma anche il disarmo nucleare, la questione dell’Afghanistan e tutta una serie di giganteschi eventi che non solo hanno scritto la storia del secolo breve, ma anche quella attuale.
Ad annunciarne ufficialmente il decesso il Central Clinical Hospital di Mosca dove l’uomo era ricoverato.
“Questa notte, dopo una grave e prolungata malattia, Mikhail Sergeyevich Gorbaciov è morto”, si legge nel comunicato nel nosocomio.
Ultimo segretario generale del Partito comunista sovietico e ultimo Presidente dell’Urss, Gorbaciov venne insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1990 “per il ruolo di primo piano nei cambiamenti radicali delle relazioni fra Est e Ovest”.
Non tutti, però, concordano nel definire l’ultimo presidente URSS come un grande uomo politico, o per lo meno non lo pensa il leader del Partito Comunista Marco Rizzo, che accusa Gorbaciov di essere stato “uno dei globalizzatori”.
Ecco le altre reazioni della politica italiana.
Addio a Gorbaciov: le reazioni della politica
La reazione più eclatante di tutte, come si diceva, è stata quella di Marco Rizzo, che sui social ha voluto festeggiare la fine della vita di Gorbaciov.
“Era dal 26 dicembre 1991 che avevo aspettato di stappare la migliore bottiglia che avevo”, ha scritto il candidato di Italia Sovrana e Popolare sui social.
In tutta risposta, dopo l’enorme quantitativo di critiche ricevute, Rizzo ha risposto così:
“Una provocazione dadaista e l’ipocrisia. Ci sono persone che muoiono per guerra, per fame, per infortuni, per vaccini. Ogni sacro giorno. Muore uno della banda dei globalizzatori. Metti una bottiglia di spumante, senza esplicitare un nome (del morto, ndr). Si scatena l’inferno. Di chi? Dei giornaloni”.
Una provocazione dadaista e l’ipocrisia. Ci sono persone che muoiono per guerra, per fame, per infortuni, per vaccini.Ogni sacro giorno.Muore uno della banda dei globalizzatori.Metti una bottiglia di spumante, senza esplicitare un nome. Si scatena l’inferno.Di chi?Dei giornaloni. pic.twitter.com/jteU7jwphl
— Marco Rizzo (@MarcoRizzoPC) August 30, 2022
Un commento arriva anche da parte di Maurizio Acerbo, che omaggia l’ultimo presidente Urss con un Twitter comunque dai toni critici (e non manca di lanciare, in un altro post, una stangata a Rizzo):
L’Occidente si spertica in omaggi ipocriti a #Gorbaciov però lo ha tradito con l’espansione della NATO a est. Gli USA preferirono Eltsin e la dissoluzione dell’URSS alla riforma tentata da Gorbaciov. L’UE preferì la NATO alla “casa comune”. pic.twitter.com/lfJtglnjxo
— Maurizio Acerbo (@maurizioacerbo) August 30, 2022
Un commento arriva anche da Mario Draghi, che ha dichiarato: “Gorbaciov ha segnato la storia. Ha posto fine con coraggio e determinazione all’esperienza dell’Urss e cercato di costruire una nuova stagione di trasparenza, diritti, libertà. Il suo messaggio quanto mai attuale davanti alla tragedia dell’invasione dell’Ucraina”
#Draghi: “#Gorbaciov ha segnato la storia. Ha posto fine con coraggio e determinazione all’esperienza dell’Urss e cercato di costruire una nuova stagione di trasparenza, diritti, libertà. Il suo messaggio quanto mai attuale davanti alla tragedia dell’invasione dell’Ucraina”
— Tg La7 (@TgLa7) August 31, 2022
Un “twitter” di encomio anche da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni:
#Gorbaciov è stato per la nostra generazione l’uomo che ha rischiato la pace, che ha osato il disarmo, che ha permesso di abbattere i muri e il Muro. Per questo resterà per sempre tra i grandi che hanno fatto la Storia. Che la terra gli sia lieve
— Matteo Renzi (@matteorenzi) August 31, 2022
#Gorbaciov ha cambiato la Storia. Osannato, poi sconfitto e oggi in patria deriso, con le sue riforme ha accompagnato il crollo delle dittature comuniste e ha acceso la speranza di democrazia in #Russia e di disarmo nel mondo. Una speranza che deve tornare.
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) August 31, 2022
I commenti sono arrivati anche da parte di esponenti della politica estera, come quello di Biden che lo ha definito un “leader raro che rese il mondo più sicuro” e quello della Von der Leyen secondo cui “aprì la strada a un’Europa libera”.