La proposta di Letta divide fortemente gli animi (tanto da essere definitiva “sovietica”) sebbene in Europa sia già stata sperimentata e la stragrande maggioranza dei piccoli cittadini italiani frequenti l’asilo
E’ stata accolta fra fischi e sberleffi la proposta di Letta di abbassare l’età dell’obbligo scolastico a 3 anni.
Tanto platea del meeting di Rimini dove è stata avanzata la proposta tanto gli avversari politici e gli utenti sul web hanno criticato duramente l’idea proposta dal leader Dem, accendendo un dibattito non indifferente.
Ma come funziona nel resto d’Europa?
Mara Carfagna l’ha definita una proposta di stampo “sovietico”, Calenda che “non sta né in cielo né in terra”, mentre Salvini ha ironizzando definendolo “genio” per essere riuscito a farsi fischiare al meeting di Rimini.
La proposta in sé consiste nel rendere obbligatorio l’asilo, attualmente frequentato dall’89% dei piccoli italiani.
Stando ai dati forniti dal leader del Partito Democratico, la realizzazione di questa proposta porterebbe alla scolarizzazione di 150mila bambini, 96mila dei quali nelle istituzioni statali, oltre che all’assunzione di 8.700 insegnanti per un costo totale a carico dello Stato di 279 milioni di euro, essendo poi per l’utenza cittadina un servizio totalmente gratuito.
Se il servizio, come previsto, fosse realmente erogato alle famiglie in modo del tutto gratutito i costi raggiungerebbero i 3 miliardi e 616 milioni all’anno.
Sebbene l’idea sia stata etichettata da quasi ogni parte come folle, in alcuni Paesi d’Europa è un’impostazione già adottata.
In Francia e in Ungheria, in particolare, i piccoli iniziano ad andare a scuola a 3 anni;
A 4, invece, Lussemburgo, Cipro, l’Irlanda del Nord e la Grecia.
La maggior parte dei sistemi educativi fa iniziare la scuola dell’obbligo a 5 anni: Inghilterra, Olanda, Austria, Bulgaria e Repubblica Ceca.
Caso limite invece in Finlandia ed Estonia dove l’età dell’obbligo scolastico è fissata a 7 anni.
Il punto centrale della proposta avanzata da Letta è il fatto che la scuola dell’infanzia debba essere “data alle famiglie con una gratuità necessaria”.
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