Un gruppo di scienziati ha fatto una scoperta davvero curiosa: hanno ritrovato il corpo di un sacrificio umano risalente a più di 2000 anni fa, perfettamente conservato.
Si tratta di un fenomeno davvero raro e straordinario, avvenuto esclusivamente per una serie di imprevedibili eventi. I resti dell’uomo dovrebbero risalire a circa 2300 anni fa ma, nonostante il tempo, gli scienziati sono riusciti perfino a scoprire quale fosse stato il suo ultimo pasto.
Dalle fotografie potrebbe sembrare una riproduzione in cera, o un falso di qualsiasi genere. Eppure è vero, è reale. Dalle testimonianze di chi ha potuto osservarlo da vicino, sembra che si riescano persino a vedere i pori sulla pelle del viso dell’antica mummia.
In realtà non si può parlare di una vera e propria mummia, dato che il corpo del soggetto in questione non è mai stato sottoposto al processo di mummificazione, o di altra conservazione. Si è trattato soltanto di una coincidenza e dell’opera di madre natura.
Il particolare ritrovamento è avvenuto totalmente per caso negli anni ’50 del ‘900, ad opera di due fratelli che stavano scavando in una torbiera nella cittadina danese di Silkeborg. Ad una prima impressione si era pensato che potesse essere una recente vittima di omicidio.
Tuttavia le indagini degli investigatori del tempo notarono che la torbiera appariva del tutto indisturbata, per cui si è ritenuto impossibile che qualcuno avesse abbandonato un corpo in quell’area. Così il caso è passato nelle mani degli esperti del museo locale.
A quel punto è apparso palese che l’uomo fosse morto da molto più tempo di quanto si fosse inizialmente pensato. Circa 2.330 anni, per essere precisi. Da allora l’uomo è stato soprannominato ‘L’uomo di Tollund’ e per più di due millenni era rimasto sepolto, indisturbato, nella palude.
Il fenomeno sembra assurdo ma è scientificamente possibile. A preservare con così tanta accuratezza l’uomo è stata la mancanza assoluta di ossigeno nella torbiera; ciò previene la corretta decomposizione della materia organica. Come risultato il viso dell’uomo è rimasto miracolosamente intatto al punto da riuscire a riconoscere anche la barba.
Adesso l’uomo di Tollund si trova conservato al Museo di Silkeborg, in Danimarca, osservato da migliaia di turisti dietro una teca di vetro. Un più recente studio sull’uomo è riuscito a rivelare quale fosse stato il suo ultimo pasto. Per scoprirlo è stata utilizzata una nuovissima tecnologia di analisi chimica del tratto digestivo.
Un primo test dell’intestino aveva scoperto che, poco prima della morte, l’uomo aveva mangiato del porridge, ma adesso è stato possibile determinarne anche gli ingredienti: un mix di orzo, erbe, lino e semi. Stando a quanto riportato dal ‘The Mirror’, un’interna al museo ha dichiarato alla ‘NBC News’:
“Nel 1950 avevano studiato soltanto i grani e i semi che si erano preservati meglio e non ai piccoli frammenti di materiali. Adesso abbiamo microscopi migliori, nuove tecniche di analisi dei materiali. Ciò significa che possiamo estrarre più informazioni”.
Gli scienziati hanno anche scoperto che, al tempo della morte, l’uomo di Tollund era infetto da tre diversi parassiti. Non sono stati però questi la causa della morte. Gli archeologi pensano che, dato il cappio intorno al collo, l’uomo sia stato ucciso come vittima sacrificale, probabilmente per assicurare la fertilità della comunità.
“Noi crediamo che l’uomo di Tollund sia stato vittima di un sacrificio rituale” hanno dichiarato dal museo, “A quel tempo dell’età del ferro era solito utilizzare le aree umide o paludose per le attività rituali“.
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