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Ucciso da uno sciame di calabroni a 45 anni | Avrebbe potuto salvarsi con le cure adeguate?

Un uomo di 45 anni è morto in provincia di Pordenone a causa di uno shock anafilattico causato da diverse punture di calabrone.

È stata inutile la corsa all’ospedale per Jimmy Davide, 45 anni, morto accanto all’amico dopo essere stato punto da uno sciame di calabroni. Stando alle informazioni sull’uomo, non soffriva di alcun tipo di allergia.

L’incidente ha avuto luogo in un giardino di San Martino Aviano, dove Jimmy e l’amico, originari di Claut (Pordenone) si erano recati per una passeggiata. Stando ad una prima ricostruzione dei fatti, il 45enne si era avvicinato ad un albero di gelso quando è stato punto da un calabrone.

Il sindaco di Claut, Giona Sturam, ha parlato a ‘Quotidiano.net’ dell’accaduto: “Da quello che mi hanno spiegato, Jimmy dopo la prima puntura si è girato e a quel punto è stato attaccato da sei-sette calabroni insieme”. Tutti in paese lo chiamavano ‘il gigante buono’ e non soffriva di allergie.

Nonostante ciò, le punture sono state fatali. I carabinieri di Sacile hanno ricostruito l’incidente: dopo soli 10 minuti la vittima ha cominciato a sentirsi sempre più male; dopo l’intorpidimento alle gambe sono stati allertati i soccorsi del 118 ma ormai era impossibile salvarlo.

A tal proposito è stato chiesto il parere di Alessandro Miani, presidente della Sima, la società italiana di medicina ambientale. “L’esito dipende sempre da quante punture di calabrone in contemporanea si ricevono”, ha spiegato, “Più sono e maggiore è il rischio che la reazione avversa possa portare alla morte anche in un soggetto sano ma sensibile”.

Purtroppo questi incidenti si verificano ogni anno; in più “le punture di calabroni sono molto più pericolose di quelle delle vespe, che pure sono più dolorose”. Il consiglio del professore è quello di chiamare subito dei professionisti di disinfestazioni o i vigili del fuoco nel caso in cui si noti un nido sospetto sui tetti di casa.

La ricerca italiana prima al mondo

Ciò che ha ucciso Jimmy, dunque, è stata l’anafilassi, la più grave reazione allergica che può portare anche alla morte. Più comunemente può essere causata da farmaci, alimenti o punture di imenotteri (ovvero api, vespe, calabroni).

I dati sulle morti da shock anafilattico sono pochi ma un paio di anni fa, l’Aaiito (Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri) è stata la prima ha pubblicare uno studio in merito, utilizzando dati raccolti dall’Istat nel periodo 2004-2016.

La dott.ssa Bilò, conduttrice dello studio, ha sottolineato quanto il problema dell’anafilassi sia sottostimato a causa della difficoltà di registrazione dei decessi per mancanza di codici specifici. “Speriamo quindi che questo studio possa essere utile per migliorare i meccanismi di registrazione oltre che stimolare una più adeguata conoscenza del fenomeno”.

“Lo studio ha mostrato, inoltre, che il decesso in oltre il 40% dei casi è avvenuto al di fuori di strutture sanitarie, ciò evidenzia la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sanitarie con l’obiettivo di migliorare le conoscenze della patologia per favorire il riconoscimento e il pronto trattamento e rendere disponibile l’uso di auto-iniettori di adrenalina nella comunità”

I dati italiani

Lo studio ‘Fatal anaphylaxis in Italy: Analysis of cause-of-death national data, 2004-2016’, pubblicato nel 2020, ha avuto lo scopo di “valutare l’incidenza dei casi di morte per anafilassi, l’associazione con le caratteristiche demografiche e le cause identificate”.

Nel periodo preso in esame sono stati riscontrati 392 casi certi di morte per anafilassi, un tasso di mortalità di 0,51 su un milione di persone all’anno. Altri 220 casi sono stati registrati come “possibili” morti da anafilassi, rivelando un altro 0,79 di casi per milione di persone all’anno.

“I dati demografici indicano che il rischio aumenta con l’età ed è maggiore per il sesso maschile. La mortalità per anafilassi, inoltre, è risultata influenzata dall’area geografica con un tasso maggiore nelle regioni del sud e nelle isole”.

La causa principale di morte per anafilassi sono i farmaci, che hanno ucciso il 74% del totale dei deceduti registrati, un tasso di 0,43 casi per milione di persone ogni anno. Le punture di imenotteri sono invece la seconda causa più diffusa di decesso per anafilassi, un tasso di mortalità di 0,17 per milione di persone per anno.

Mancano invece dati certi sull’anafilassi da alimenti, mancanza data probabilmente dall’incorretta identificazione delle cause dei decessi. Il problema è che nel 27,7% dei casi totali, la causa dell’anafilassi non è stata indicata nel Registro.

I consigli per salvarsi la vita

La cosa più importante è la tempestività; in caso di qualsiasi iniziale reazione allergica è importante chiamare subito il 118 o, se si è in ospedale, allertare i medici di qualsiasi sintomo anomalo. Inoltre è fondamentale rimanere calmi e lucidi nel caso sia necessario e possibile auto iniettarsi l’adrenalina, l’unica medicina in grado di contrastare il forte shock allergico.

In caso di difficoltà respiratoria è meglio mantenere la posizione più comoda al soggetto; è necessario sdraiarsi solo in caso di sensazione di svenimento, tenendo le gambe sollevate per almeno 30-40 minuti. Inoltre è vitale non assumere alcun tipo di cibo o bevanda.

Federica Pollara

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