Avete riconosciuto il ragazzo della foto? Certo adesso è molto diverso da tanti anni fa, per qualcuno potrebbe risultare davvero irriconoscibile.
Capelli lunghi e sorriso timido contraddistinguono il volto di un giovanissimo Tiziano Ferro, insieme a qualche chilo in più perso ormai da tempo. Sembra davvero strano pensare che questo ragazzo acqua e sapone sia diventato uno dei cantanti di punta della scena musicale italiana.
Oggi Tiziano Ferro è un uomo felice: ha trovato l’amore, si è sposato, la sua carriera va davvero a gonfie vele ed è uno dei cantanti più amati d’Italia da ben più di un decennio. Quella che potrebbe oggi sembrare una vita perfetta nasconde segreti e ombre dietro ogni angolo.
I fan più fedeli al cantante veneto conosceranno già diversi dettagli sulla vita privata e gli anni adolescenziali del loro idolo; per chi invece ha solo ascoltato di rado le sue canzoni, senza approfondire sulla vita del cantautore, è possibile scoprire qualcosa in più sul suo conto grazie ad un documentario a lui dedicato.
Il documentario-film è stato rilasciato al pubblico due anni fa, nel 2020, distribuito tramite la nota piattaforma di streaming Prime Video. Con la regia di Beppe Tufarulo, il docu-film racconta sia la vita che la carriera di Tiziano Ferro.
Quest’ultimo è nato a Latina, da genitori originari di Cavarzere, in Veneto. La madre era casalinga, mentre il padre geometra, tuttavia la musica scorreva nel suo sangue già da piccolo, tant’è che a cinque anni gli viene regalata la prima storica tastiera Bontempi.
Un incontro fortuito con quella musica che, anni dopo, lo avrebbe salvato. La sua è stata un’adolescenza molto difficile: la sua timidezza lo rendeva un facile bersaglio per i compagni di classe, che lo emarginavano e vessavano. Questa situazione lo portò a soffrire di bulimia ed a prendere considerevolmente peso, fino ad arrivare al sovrappeso con centoundici chili.
“La musica è stata, fin da quando sono ragazzino, l’unica cosa che avevo. Perché avevo trovato un canale per esprimermi in un mondo nel quale non mi riconoscevo”, ha raccontato nel documentario, ricordando quel periodo buio della sua vita, dal quale è riuscito ad uscire proprio grazie alla musica.
Ha studiato privatamente chitarra classica, canto, pianoforte e batteria; in quegli anni iniziava già a scrivere i primi testi con relative basi, registrando con mezzi semplici. Di quegli anni, precisamente del 1987, sono ‘Il cielo’ e ‘Gli occhi’, inseriti nel 2006 nel suo terzo album ‘Nessuno è solo’.
Negli anni ’90 ha cominciato ad avvicinarsi al mondo dello spettacolo: ha avuto esperienze come doppiatore e speaker radiofonico per delle radio locali. Nel frattempo suonava nei locali con il suo primo gruppo rap, i ‘Q4’. Nel 1997 si iscrisse all’Accademia della Canzone di Sanremo e l’anno successivo riuscì a partecipare al festival, senza grandi risultati.
Appena diplomato, nel 1999 continuò a lavorare come corista e decise di iscriversi all’università ‘La Sapienza’ di Roma, nell’incertezza di non riuscire davvero a sfondare come cantante. Invece pochissimi anni dopo, nel 2002, arriva la svolta con il singolo di debutto ufficiale, ‘Xdono’, che si classifica al terzo posto tra i singoli più venduti in Europa.
Oggi è uno dei cantanti italiani più influenti nella scena musicale nostrana e internazionale; ha venduto oltre 20 milioni di dischi nel mondo e il suo primo album ‘Rosso Relativo’ è uno dei dischi italiani più venduto nella storia. Ha vinto numerosi premi nazionali ed internazionali e nel 2021 è diventato membro della giuria dei Grammy Award.
Probabilmente il Tiziano Ferro del 1996, che cantava ‘Finalmente Tu’ degli 883 con i suoi capelli lunghi e il sorriso timido, non avrebbe mai pensato di raggiungere un punto così alto nella sua carriera da artista. Come ha anche raccontato nel documentario:
“Io a scuola non ero mai il primo della class, sempre il secondo o il terzo… anonimo. Non bello, per niente atletico. Anzi grasso, timido. Le ragazze si fidavano molto di me perché non mi vedevano come una minaccia, i ragazzi mi chiamavano ciccione, femminuccia, sfigato… poi se mi passavo sotto il banco le risposte per il compito in classe mi aspettavano fuori, ma non ho mai saputo difendermi. Mai”.
“Aspettavo e speravo lo facesse qualcuno per me, ma non succedeva mai. Io vivevo perennemente frustrato e incazzato. E anche umiliato. Quindi mi vergognavo e non raccontavo mai niente ai miei genitori. Poi però ho cantato per la prima volta e il mondo è cambiato“.
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