Il Chelsea ha concluso l’acquisto di Marc Cucurella per una cifra fuori mercato, tagliando fuori dalla corsa al terzino le squadre italiane: ennesima dimostrazione dell’impotenza economica del nostro calcio.
C’era un periodo, non troppo lontano nel tempo a dire il vero, in cui quasi tutti i migliori calciatori del mondo arrivavano nella Serie A. L’epoca d’oro del calcio nostrano è iniziata a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90 e si è conclusa a metà degli anni 2000. Da quel momento in poi, nessuna squadra del nostro Paese è più riuscita a competere con le super potenze europee.
La ragione di questo trend è sicuramente da collegare all’ingresso nel calcio europeo dei magnati del petrolio, ma non è certamente l’unico fattore. Per anni le nostre società calcistiche hanno gestito il mercato effettuando acquisti al di sopra delle proprie possibilità, creando buchi finanziari che adesso sono costrette a coprire.
La corsa all’acquisto di pregio è andata a discapito della progettualità e dunque della costruzione di un settore giovanile in grado di produrre talenti a costo zero (con qualche rara eccezione) o quasi, e della strutturazione di un progetto a lungo termine. Data la disparità economica tra le parti, infatti, sarebbe stato più sensato acquistare giovani dal grande potenziale, allo scopo di avere ricambi pronti ad innalzare il livello della rosa con il passare del tempo.
Serie A, il calciomercato estivo evidenzia la disparità tra il calcio italiano e quello estero
In questa sessione di mercato l’unica squadra italiana in grado di fare un acquisto di grande spessore economico senza essere costretta a vendere un pezzo pregiato è stata il Milan: l’arrivo di Charles De Keteleare è infatti l’unico di un grande talento europeo ambito anche all’estero, l’unico superiore ai 30 milioni di euro. Tutti gli altri affari contesi, invece, si sono risolti in favore di club esteri.
Restando al Milan, Renato Sanches ha preferito il PSG perché gli ha garantito un contratto da 6 milioni di euro netti a stagione che i rossoneri non potevano permettersi e il Lille ha sciolto l’accordo con il club milanese perché ha ricevuto 10 milioni di euro in più per la vendita. Lo stesso è successo con Chukuemeka, 18enne talento dell’Aston Villa che è stato acquistato dal Chelsea per 24 milioni di euro e per il quale il Milan si era fermato a 12 milioni.
Ancora più indicativo in tal senso è l’acquisto, sempre da parte del Chelsea, di Marc Cucurella, terzino sinistro di 24 anni che il Brighton ha venduto per 60 milioni di euro dopo una sola stagione di Premier League. Su di lui c’era anche la Juventus, ma le richieste del club inglese (minimo 30 milioni di euro) avevano già allontanato dalla contesa il club torinese.
Per dimostrare la differenza economica tra le big europee e quelle italiane basterebbe anche solo citare l’acquisto Haaland da parte del City per 75 milioni di euro e quello di Nunez per 100 milioni di euro effettuato dal Liverpool. Stiamo parlando però dei due attaccanti più promettenti al mondo ed in questo caso le cifre, per quanto esorbitanti, sono nella norma.
Il fatto che anche per acquisti minori o in prospettiva le big estere siano disposte e capaci di investire simili cifre è indicativo di quanto sia abissale la differenza tra queste e le big nostrane. Se alla potenza economica, infatti, si aggiunge la capacità e la lungimiranza di prendere prima delle altre i talenti più promettenti e dunque di costruire un progetto che duri nel tempo sarà sempre più complesso ridurre il gap.
Qual è la soluzione per tornare competitivi anche in Europa?
Per fortuna il calcio non è solamente grandi nomi e disponibilità economica. Un progetto ben curato e costruito nel tempo può permettere ad una squadra meno forte economicamente di competere ai massimi livelli. Il modello da seguire è quello del Borussia Dortmund, squadra capace di anticipare tutti nel acquistare talenti di livello mondiale come dimostrano i casi Sancho e Haaland, ma anche quello Lewandoski e Goetze prima ancora.
Un simile modello non porterà forse a dominare il calcio europeo per un decennio, ma quantomeno ad essere competitivi e vincere qualche titolo. La vendita dei pezzi forti permette infatti al Dortmund di sostituire il campione venduto con altri giovani talenti che possono compensare la sua assenza ed essere un domani il nuovo pezzo pregiato della rosa.
In Italia l’unica squadra che sta cercando di emulare questo modello è proprio il Milan. L’unico passo che manca è quello di migliorare la gestione dei campioni in rosa. Lo scorso anno infatti, i rossoneri hanno perso Donnarumma e Cahlanoglu a zero e quest’anno è andato via sempre a parametro zero anche Kessie. Ottenere il rinnovo per poi vendere potrebbe permettere ai rossoneri di non dover scegliere tra gli obiettivi di mercato, ma portarli a casa tutti senza comunque tradire la filosofia gestionale di fondo.
Bene, anche se ancora non con la stessa costanza, si è mossa anche l’Inter in ottica futura. Aver puntato tutto su Lautaro Martinez, aver aggiunto Bastoni e Barella negli anni passati, Asllani e Bellenova quest’anno dimostra che Marotta e la dirigenza si stanno muovendo bene non solo in ottica presente, ma anche in quella futura. Ancora troppo dispendiosa invece la campagna acquisti della Juventus: Chiesa, Kulusevski, De Ligt e Vlahovic sono stati acquisti importanti in ottica futura, ma troppo esosi e in due casi già falliti.