Una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera dove si confessa su ogni aspetto della sua vita, sia dal punto di vista professionale che nei dettagli della sfera privata.
Ornella Muti è tornata a teatro con Mia moglie Penelope, un’opera liberamente tratta dal romanzo Itaca per sempre di Luigi Malerba. La grande attrice interpreta proprio Penelope, che per un ventennio attese il ritorno a Itaca del suo amato Ulisse. Nell’intervista Ornella Muti parla ovviamente anche di questa sua nuova esperienza teatrale, ma si sofferma anche su molti altri particolari, anche molto sofferenti: tra questi, la morte del suo papà quando aveva soltanto 11 anni.
Qualche anno dopo, all’età di 18 anni, Ornella Muti rimase incinta: nonostante la giovane età, l’attrice di Roma portò comunque avanti la gravidanza, ma nell’intervista sottolinea come questa decisione fu solo e soltanto sua.
All’epoca, infatti, il consiglio che veniva dato all’allora 18enne Ornella Muti era quello di abortire: addirittura anche sua madre era di questo avviso, come racconta la stessa artista.
Tuttavia la pratica non era affatto semplice: parliamo di quasi 50 anni fa, con l’aborto ancora vietato in Italia e consentito solo all’estero.
“Erano altri tempi, praticamente la preistoria rispetto a oggi – racconta Ornella Muti – Mia madre me lo chiese: anche se in Italia l’aborto era illegale, all’estero si poteva fare tranquillamente. Persino il mio agente cinematografico di quel periodo me lo consigliò, perché dovevo girare un film. Avrei dovuto abortire per fare un film? Assolutamente no! Quindi ho deciso di portare a termine la gravidanza, altrimenti il Signore mi avrebbe detto “pussa via!”… ed è nata Naike”.
Nel corso dell’intervista l’attrice capitolina, oggi 67enne, rivela anche altri dettagli fin qui non conosciuti, come ad esempio quello scarso apprezzamento per il suo nome d’arte (il suo vero nome è Francesca Romana Rivelli).
Ornella Muti lo scelse il regista Damiano Damiani, ma all’attrice non è mai andato a genio, pur spiegando al Corriere della Sera cosa ha portato a optare proprio per quel nome.
“Un connubio che si rifà a due opere di Gabriele D’Annunzio: la Ornella della Figlia di Iorio e la Elena Muti del Piacere – rivela l’artista – Ma a me non è mai piaciuto. Oltretutto, ogni tanto su certi set qualcuno, i primi tempi, mi prendeva in giro, giocando su Muti la muta”.
Infine, quel riferimento al provino effettuato a 14 anni, tre anni dopo la morte del suo papà: era lì per accompagnare sua sorella (il film era La moglie più bella), ma fu praticamente l’inizio della sua grande carriera.
“Avrei avuto bisogno di una figura maschile di riferimento e invece non ce l’avevo – aggiunge Ornella Muti – Mi sono affacciata alla vita da “zoppa”, senza sapere chi sono gli uomini”.
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