Gli squali sono i re dell’oceano e non è poi così raro che durante l’estate si senta di incidenti in mare causati proprio da questi giganti.
Solitamente gli squali non cacciano l’uomo, tuttavia sono in molte le vittime di attacchi violentissimi, molti hanno perso anche la vita. Se ci si reca al mare è dunque essere preparati nel caso di un incontro indesiderato con questa specie.
Un esperto biologo marino, Ryan Johnson, ha svelato il modo migliore per sopravvivere ad un attacco: il primo requisito è non perdere mai il coraggio, dato che è assolutamente sconsigliato agire come se fossimo una preda.
Secondo l’esperto, “Se vi comportate da prede, loro vi tratteranno come tali. Non andate nel panico, non muovetevi troppo e non scappate. Se rimanete tranquilli il 99,9% delle volte vivrete un’esperienza magnifica e poi lo squalo andrà via da sé”.
Anche nel Mar Mediterraneo è aumentata la popolazione di squali, dato l’aumento delle temperature, per cui è importante che “tutti siano educati in merito. Se dovessero spuntarne in luoghi insoliti, sappiamo come reagire”.
La parola d’ordine è non andare nel panico
Anche l’avventuriero e star della tv Bear Grylls ha parlato al ‘The Sun’, rivelando i suoi consigli più utili su cosa fare quando vi trovate faccia a faccia con uno squalo. Durante l’intervista ha dichiarato: “Molti degli attacchi da parte di squali avvengono per un falso riconoscimento“.
Ha spiegato l’esperto: “Pensano che siate qualcos’altro (un pesce o simili, le vere prede naturali degli squali ndr). Quindi se incontrate uno squalo vi dovete rendere visibili, vi dovete rendere forti, mostrarvi come se non foste una possibile preda”.
“Se iniziate ad andare nel panico e cominciate a nuotare e agitarvi nell’acqua praticamente inviate dei chiari segnali da preda, come se stesse dicendo che siete cibo, che avete paura e siete deboli – questo vale sia che stiate faccia a faccia con un lupo o con uno squalo”.
“Questo tipo di segnale è davvero pericoloso. Quindi se vi trovate in acqua con uno squalo, siate sicuri di voi stessi, nuotate tranquilli, stabili. Se notate che lo squalo si avvicina, se sembra che stia per attaccarvi o ne abbia intenzione, buttatevi, nuotategli contro, mostratevi aggressivi“, ha continuato a spiegare.
“Questo crea confusione nella testa dello squalo e c’è meno possibilità che attacchino – questo vale anche per i grandi squali bianchi”. Bear ha continuato confermando che gli squali non vogliono davvero mangiare gli umani, ma li confondono con altre prede. “Se vedono che siete umani e non avete paura, se nuotate con loro, vi lasceranno in pace“.
L’agghiacciante racconto del veterano
Anche il Sergente Edgar Harrell, veterano della Seconda Guerra Mondiale, ha esclusivamente parlato al ‘The Sun’ della sua esperienza: è sopravvissuto per giorni in acque infestate dagli squali al largo delle Filippine, rimanendo unito ai suoi compagni della marina.
Il marine si trovava sull’ESS Indianapolis nel 1945 quando un sottomarino giapponese li ha attaccati; Harrell si trovava in acqua insieme ad altri 80 uomini circa quando un gruppo di squali li ha circondati. Per intimidire i predatori si sono aggrappati gli uni agli altri, per apparire più grandi e forti.
Tuttavia qualcuno già ferito dall’attacco straniero e indebolito, perdevano la presa e, una volta staccati dal gruppo, diventavano facile preda per gli squali. “Si sentivano le urla agghiaccianti e poi li si vedeva sparire sott’acqua”, ha raccontato Harrell.
Il sangue ha continuato ad attirare sempre più esemplari: “Quando hai 900 ragazzi in mare, feriti, è normale che gli squali si avvicinino e attacchino quello che trovano sulla loro strada. Se mi trovano lì, indifeso, mi tirano di sotto e hanno bisogno di colpirti solo una volta. Sentivano solo le urla di uomini mangiati vivi. Ogni giorno, ogni notte”.