La tragedia trova spiegazione all’interno di un difficile e quanto mai complesso e conflittuale sistema famigliare nel quale la donna non solo non è riuscita a salvare il figlio, ma neanche se stessa
L’ha uccisa con una furia incredibile, una coltellata dopo l’altra: alla schiena, al collo e alla faccia.
A nulla sono valse le urla, i colpi sono stati troppi e, soprattutto, fatali. E ad infliggerli su Valentina Giunta, madre 32enne, è stato suo figlio di 14 anni.
Una tragedia famigliare che lascia i brividi sulla pelle quella accaduta a Catania, in via Salvatore Di Giacomo, dove la donna è stata trovata riversa in camera da letto in una pozza di sangue, vittima di un delitto, si legge sulla Stampa, che gli investigatori hanno immediatamente ricondotto al conflittuale ambiente famigliare.
La vicenda trae origine da una complessa situazione famigliare.
Il padre del ragazzo era finito in carcere per furto d’auto, denunciato per altro per aggressione da parte di Valentina.
E’ stata lei a provare a riprendere in mano le redini della sua famiglia, tentando in qualche modo di allontanare il figlio 14enne e quello più piccolo dal padre.
Non sappiamo le modalità, non possiamo giudicare. Sappiamo solo che la sua intenzione era quella di far crescere i suoi figli lontano “da quell’ambiente”.
Anche il suocero si trova in stato di detenzione. E forse, ipotizziamo dagli eventi, Valentina voleva provare a spezzare quel legame e immaginare un futuro diverso per i suoi figli.
Una scelta, questa, che aveva generato un odio profondo nel figlio 14enne, che in quel padre, invece, vedeva un esempio, come si può evincere dai numerosi post social dedicati al padre.
“Sei un leone, sono con te”, “Ti amo”: questi solo alcuni dei contenuti che l’adolescente condivideva, in uno slancio di immedesimazione in quel padre nel quale lui vedeva un eroe.
Qualcuno da imitare.
Valentina aveva in mente un desiderio ben preciso: quello di fuggire da quella situazione.
Fuggire dal marito denunciato per maltrattamenti, dal suocero, arrestato e incarcerato per accuse simili a quelle del marito di Valentina nell’ambito del furto di auto.
Ma anche, si legge sulla Stampa, dalla suocera, che nutriva un profondo rancore verso la 32enne accusata di plagiare i figli contro il padre.
L’idea era quella di trasferirsi altrove, portando con sé il figlio più piccolo e lasciando quello adolescente con i nonni.
Ma, purtroppo, non ha fatto in tempo.
E’ alla base di tale decisione, molto probabilmente, che è scatenato un terribile litigio con il figlio che voleva dimostrare, in ogni modo, di essere dalla parte del padre.
Anche del curatore speciale che aveva nominato la procura dei minori in considerazione del fatto che l’astio fra i genitori avrebbe portato a non garantire l’interesse dei minori, soprattutto del 14enne.
Ma sono stati vani tutti i tentativi.
Quelli della procura e quelli della madre che, come raccontano i suoi amici e i suoi famigliari, stava provando in ogni modo a rompere quell’identificazione ossessiva che il figlio aveva con il padre.
Ma, purtroppo, non ha fatto in tempo.
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