Dopo un mese dalla morte di Massimo Bochicchio, restano ancora i tanti i dubbi, nonché poco chiare le dinamiche dell’incidente stesso. Ma se il broker in realtà non fosse morto?
Massimo Bochicchio non era di certo un nome sconosciuto tra i vip che si erano affidati a lui. Il broker, infatti, nel corso della sua vita si era fatto diversi nemici, cercando di puntare sempre in alto, truffa dopo truffa. Il 56enne era stato accusato di aver truffato tanti volti dello spettacolo, convincendoli a fare investimenti milionari, che in realtà finivano solo nelle tasche di Bochicchio che non restituiva nulla di nulla, né gli interessi, né il capitale.
Proprio per questo, la Procura di Milano aveva condotto un’indagine che aveva portato all’arresto di Bochicchio l’8 luglio 2021 all’aeroporto di Giacarta e all’estradizione in Italia, con l’accusa di riciclaggio internazionale. Insomma, nel giro di un anno la vita di uno dei broker più scaltri d’Italia era cambiata drasticamente, tanto che si pensa che dietro la morte di Bochicchio si possa nascondere molto di più.
Fatta eccezione per la pista seguita dagli inquirenti e dal medico legale del decesso per cause naturali, il broker infatti soffriva di diabete e potrebbe aver avuto un calo glicemico mentre era alla guida della sua moto, restano altre due ipotesi molto diverse tra loro, ma che portano comunque allo stesso tragico risultato finale: scomparire nel nulla una volta per sempre.
Domande irrisolte, misteri e dna scomparso: la morte di Bochicchio non convince nessuno
Partiamo dal giorno dell’incidente per ricostruire il quadro. Il mese scorso a Roma un incidente sulla Salaria, aveva bloccato il traffico della città. Un uomo si era schiantato contro il muro di cinta dell’aeroporto: l’impatto era stato devastante, tanto che l’uomo che guidava la sua moto Bmw era morto carbonizzato, così da rendere impossibile risalire alla sua identità.
Tuttavia, la targa corrispondeva alla moto di Massimo Bocicchio. Ma oltre a questa importante correlazione, non si può ancora dire se la persona deceduta il 19 giugno sia proprio lui. Proprio per questo, è stato chiesto alla genetista dell’Università della Sapienza Paola Grammatico di risalire al DNA della vittima, tramite il campione conservato nella Banca dati nazionale del DNA della direzione centrale della Polizia Criminale del dipartimento della Pubblica Sicurezza. Ma di quel campione non se ne sa nulla.
Nessuno sa spiegare perché, ma il DNA di Bochicchio è scomparso nel nulla e non è utilizzabile per la comparazione. L’identità dell’uomo resta ancora avvolta nel mistero, solo martedì scorso, la genetista infatti ha ottenuto il DNA del fratello di Massimo, Tommaso, e forse allora potremo dare un nome e cognome al corpo carbonizzato che in molti sostengono però non essere di Bochicchio.
Il broker, infatti, schiacciato dai debiti, avrebbe inscenato la sua morte per saldare il conto con i suoi creditori che lo minacciavano costantemente. Oppure, versione invece sostenuta dalla famiglia, si sarebbe schiantato volontariamente decidendo di morire, pur di non sottostare più ai ricatti e alle continue pressioni della gente “brutta brutta”, chiamata così dalla moglie di Bochicchio. Il broker però avrebbe scelto di morire in un tragico incidente anche per far incassare alla famiglia la polizza assicurativa sulla vita, garantendo loro una vita tranquilla.