A seguito delle dimissioni respinte da parte del presidente Mattarella, oggi Draghi ha davanti a sé una lunghissima giornata nella quale si voterà la fiducia. Ma quali sono, attualmente, le prospettive per il Movimento? Le ipotesi, compreso il ritorno di Dibba
Tira aria di tempesta a Palazzo Madama, dove nella giornata di oggi si voterà la fiducia al presidente del Consiglio Draghi.
Dopo aver respinto le dimissioni del premier, Sergio Mattarella ha chiesto a quest’ultimo di riferire alle camere.
Oggi è il primo appuntamento, quello al Senato, nel quale Draghi pronuncerà due discorsi a seguito dei quali ci sarà la chiama sul voto alla fiducia.
A giocare la partita decisiva, oggi, così come nel prossimo appuntamento alla Camera è il Movimento Cinque Stelle. E tutte le opzioni, come giustamente segnala il Corriere, sono aperte.
Movimento Cinque Stelle, quale futuro davanti? Ecco le ipotesi
Sì alla fiducia, no alla fiducia o volendo l’astensione: qualsiasi sia la strada da percorrere, i panni da lavare per Conte saranno tutti sporchi.
Nelle ultime ore, forse per il timore di perdere il posto a palazzo, alcuni pentastellati si stanno orientando verso la fiducia a Draghi, segno di una discordanza con Giuseppe Conte.
Sarà quest’ultimo, ad ogni modo, a dover fare i conti qualsiasi sia la scelta intrapresa.
Gli schieramenti, attualmente, sono all’incirca 50 e 50: una trentina di senatori voteranno a prescindere sì, un’altra trentina a prescindere no.
Una fronda interna che, per l’ennesima volta, fa difficoltà a ricucirsi.
Sempre il Corriere, infatti, riporta di una serie di messaggi scambiati nelle chat dei parlamentari, nelle quali si chiedeva a gran voce le dimissioni di Davide Crippa, capogruppo alla camera troppo orientato per l’appoggio a Draghi e che ha sfilato all’ex premier almeno una ventina di senatori portandoli dalla sua.
Fra le ipotesi, dinanzi al silenzio assordante di Conte, c’è quella (poco papabile) di un appoggio esterno al governo, ma le probabilità sono davvero basse.
Per fare questa mossa, infatti, i pentastellati dovrebbero votare compatti sulla fiducia al governo, per poi, solo successivamente, ritirare i ministri.
Ed è proprio attorno alla questione dei ministri che si gioca la partita principale.
Mentre in aula Mario Draghi tiene proprio ora un discorso accorato generando gli applausi di tutti i presenti ad eccezione delle file del Movimento, in cui solo in due hanno applaudito al premier dimissionario, è sui ministri che sono puntati gli occhi.
Se si tenesse compatti la linea di Conte, tutti i ministri pentastellati dovrebbero rassegnare dimissioni.
Conte, infatti, come riporta l’Espresso, dovrebbe ordinare il ritiro di Patuanelli, Dadone e D’Inca, mentre esplode il tram tram di richieste di trasferimento dei dipendenti pubblici.
Ed è proprio questo tram tram a palesare il fatto che non tutti siano d’accordo con una crisi di governo, compresi la Dadone e D’Inca, che non sembrano minimamente intenzionati a lasciare la poltrona da ministro.
Alcuni parlamentari, infatti, si stanno indirizzando chi verso Luigi Di Maio e chi verso altri gruppi misti vari, quasi a voler evidenziare chi sarà responsabile realmente della caduta del governo Draghi.
Intanto dal capo supremo Beppe Grillo il silenzio è a dir poco assordante. Dinanzi alle varie ipotesi, un Movimento che si scioglie e un Movimento che grazie alla mancata fiducia si ricompatta, arrivano voci di corridoio di alcune indicazioni date all’ex sindaca di Roma Virginia Raggi.
Il garante nonché fondatore del Movimento le avrebbe detto: tieniti pronta.
Sì, ma a cosa? Al fatto che “fra un po’ si torna all’antico”, si legge sul Corriere.
“Arrabbiati contro tutto e contro tutti”. Ed è proprio questo clima a far palesare, fra i vari il possibile ritorno di Dibba.
Fatto fuori il mediatore Giuseppe Conte, che nel tenere uniti gli schieramenti secondo alcuni avrebbe scontentato un po’ tutti, e fuoriusciti dal governo, il Movimento potrebbe tornare a fare quello che gli è sempre riuscito meglio: opposizione.
Ed è qui che si potrebbe giocare realmente la carta Di Battista, che potrebbe essere stato folgorato sulla via di Damasco al ritorno dalla Russia, dove si trova per alcuni reportage.
E intanto, Draghi, oggi deve fare i conti con le sue stesse dichiarazioni nelle quali affermò: “non esiste un governo senza i Cinque Stelle”.
Ma sembra aver cambiato idea.