Dopo l’ennesima crisi di governo in quattro anni, sembra che ormai un esecutivo non riesca a sopravvivere oltre i due anni. Eppure, ci fu una legislatura che riuscì a durare anche di meno.
Quante cose sono cambiate dal 2018: non sapevamo cosa fosse il Covid, il lockdown e le pizze fatte in casa sembravano più un’utopia che non un futuro prossimo, la guerra era lontana e la benzina non costava 2 euro al litro. Insomma, stiamo parlando di un altro mondo, quando il Movimento 5 stelle era la forza politica più presente e rappresentativa del Paese e Fratelli d’Italia aveva un elettorato davvero scarno e scadente.
Eppure, in soli 4 anni, tutto è cambiato. Ma è una certezza è rimasta granitica tra le fila stesse delle poltrone di Montecitorio: la crisi di governo. In qualche modo, è come se fosse impossibile per la politica italiana portare a termine un mandato quinquennale senza scossoni, scissioni e dimissioni. Dopo il Conte 1, Conte 2 e l’esecutivo tecnico di Mario Draghi, a pochi mesi dalle elezioni del 2023, il nostro Paese si trova di nuovo in bilico. Malgrado il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia rigettato le dimissioni dell’ex volto della BCE, ancora non è chiaro cosa ne sarà di questo governo.
E tutto per dei termovalorizzatori nella Capitale. Insomma, stiamo parlando di una situazione al limite del surreale, mentre l’inflazione galoppa sui nostri stipendi stagnanti da più di 30 anni. Ma non solo. Sciogliere le camere significherebbe anche mettere – ancora una volta – in stand-by tutte le proposte di legge al momento oggetto di discussione.
Dalla legalizzazione della cannabis allo Ius Scholae, tutto è in forse, con buona pace dei capricci politici. Eppure, i due governi Conte e l’esecutivo di Draghi non sono state le legislature più brevi della Repubblica italiana. C’è stato un governo, infatti, che ha battuto ogni record.
Una settimana o poco più
Se pensate che questa ennesima crisi di governo vi abbia stancato, fate bene. Ma anche la Prima Repubblica, quando ancora esistevano la Democrazia Cristiana, il Partito socialista italiano e il Partito comunista, ha dato delle soddisfazioni in questo senso. L’instabilità politica, infatti, è una cosa seria e antica che non ha risparmiato nessuno, nemmeno i più alti e validi profili istituzionali che la nostra politica contemporanea ha avuto, nel bene e nel male.
Forse non lo sapete, la controversa figura di Giulio Andreotti detiene un record particolare: è il suo il governo più breve della storia della Repubblica italiana. L’esecutivo di Andreotti, infatti, durò solo 9 giorni. Nel 1972, l’Andreotti I non ottenne la fiducia del Senato, finendo ancor prima di cominciare la sua avventura politica. Ma non finisce qui per la Democrazia Cristiana che ha guidato il paese ininterrottamente dalla ricostruzione post seconda guerra mondiale fino agli anni Novanta, quando ci fu lo scandalo “Mani Pulite”.
I governi Andreotti V (1979) e Fanfani VI (1987), infatti, sono stati entrambi alla guida del Paese per 11 giorni. Il governo di Andreotti non ottenne la fiducia per un solo voto e lo stesso Divo decise di dimettersi. Più controversa è la storia di Fanfani. Il suo esecutivo, pur composto per la maggior parte da membri della DC, non ottenne proprio la fiducia dai democristiani che decisero di astenersi, a differenza di socialisti, socialdemocratici e radicali.
Ma già 33 anni prima, Amintore Fanfani aveva sperimentato cosa significhi avere un esecutivo per pochissimo tempo. Nel 1954, infatti, il suo primo governo durò solo 12 giorni, sempre perché non ottenne la fiducia, proprio come accadde un anno prima ad Alcide De Gasperi, governando sempre per soli 12 giorni.