L’attore e produttore cinematografico Beppe Fiorello risponde in merito alle critiche riguardanti la sua partecipazione come ‘madrino’ al Pride di Palermo, scatenando non pochi disappunti
Un corteo coloratissimo quello che ha sfilato per Palermo, città di origine di Beppe Fiorello, dove il Gay Pride ha ravvivato le vie della città con l’obiettivo di sensibilizzare, così come sta accadendo in tutta Italia, i cittadini sui temi dei diritti LGBQT+.
Non solo ha voluto prenderne parte, ma lo ha fatto in un ruolo unico: quello di “madrino” del Pride, esponendosi sia fisicamente che simbolicamente.
Una decisione, quella dell’attore siciliano, che gli ha attirato critiche da tutte le parti.
Da chi lo taccia di incoerenza per aver preso parte a uno speciale su Padre Pio, a chi gli ha chiesto cosa c’entrasse in quella circostanza, Beppe Fiorello ha voluto rispondere per le rime alle critiche mosse nei suoi confronti.
Beppe Fiorello “madrino” al Pride di Palermo: arriva la risposta alle critiche
“Mi sono sentito dire ‘ma come qualche sera fa eri su Rai Uno a celebrare Padre Pio e poi vai al Pride di Palermo?’. Altri mi hanno detto: ‘Ci hai deluso’. Sono molto fiero e orgoglioso di avere deluso qualcuno. Bisogna partecipare fisicamente ai movimenti per i diritti, bisogna esserci fisicamente, per questo sono qui”.
E’ con queste parole che Beppe Fiorello ha voluto chiarire la sua posizione in merito alla partecipazione come ‘madrino’ del Pride e all’ondata di critiche che lo ha travolto.
Ha voluto chiarire quale fosse la ragione che lo ha spinto a partecipare in ruolo così importante per l’evento, decisione che gli è valsa critiche ed elogi, fan e detrattori.
“Ho ricevuto un invito gentile, accorato e così appassionato che non ho esitato un attimo a essere qui. Ho accettato perché avevo la voglia di esserci, non si può sempre parlare per sentito dire. Volevo partecipare a un movimento importante che sta lottando da tanto tempo per diritti fondamentali, spesso negati”, ha aggiunto l’attore.
Questo invito non arriva in un momento e per una ragione qualsiasi, ma proprio a ridosso dell’uscita nelle sale della sua prima impresa alla regia della pellicola ‘Stranizza d’amuri’, titolo di un’omonima canzone di Franco Battiato, un film ispirato liberamente al duplice delitto di Giorgio Agatino Giammone e Antonio Galatala, due giovani ragazzi omosessuali che vennero uccisi entrambi con un colpo alla nuca in provincia di Catania, a Giarra, nel 1980 mentre erano mano nella mano.
Un delitto di stampo omofobico e d’onore che, pur rimanendo impunito, diede i natali al movimento per i diritti gay in Sicilia.
Fu in particolare Don Marco Bisceglie, un prete lucano che venne scomunicato a causa del suo orientamento sessuale e perché comunista, a fondare l’Arcigay.
“È un tema complesso che va valutato anche politicamente” – ha dichiarato l’attore – “C’è un’informazione capillare che ha creato una nuova generazione di giovani che vogliono impegnarsi in prima persona. Se la Sicilia sta accendendo luci e fari sui diritti, se c’è questa voglia di cambiamento lo dobbiamo proprio ai ragazzi”, ha aggiunto ulteriormente l’attore, da sempre in prima linea come attivista per i temi sociali.
“Il Pride non è una passeggiata, un corteo colorato per le vie della città. Quando si è saputo che anche io sarei venuto a Palermo sono stato vittima di stereotipi e discriminazioni. Mi hanno detto: “Tu cosa c’entri?”. La battaglia per i diritti coinvolge tutti”, ha concluso l’attore.