Fa riflettere e desta polemiche l’intervento di Zelensky nel corso del festival viennese 4Gamechangers, nel quale, affrontando il tema della crisi alimentare, ha fatto riferimento in modo decisamente poco di tatto alla questione delle ondate migratorie
Si rischia una crisi alimentare di grandissime proporzioni che creerà, come effetto domino, uno “tsunami migratorio” qualora il Mar Nero non si sblocchi: a parlare è Zelensky che, nel corso di un intervento in collegamento con il festival viennese 4Gamechangers, ha lanciato una sorta di “minaccia” anche all’Austria.
La questione in sé non è da dibattersi, ed è palese che la crisi del grano potrebbe portare a conseguenze di enorme portata.
Desta piuttosto clamore le modalità con cui il presidente dell’Ucraina lo abbia fatto.
La questione riguarda il blocco del Mar Nero dove sono situati i porti ucraini. Questi ultimi, fin dall’inizio del conflitto, sono stati presi di mira, rendendo impossibile l’esportazione delle merci ucraine attraverso i porti.
L’Ucraina è una delle maggiori produttrici di grano e, secondo le stime di Kiev, almeno 20 tonnellate di grano sarebbero rimaste bloccate nel Paese.
Questo potrebbe comportare, anche secondo l’allarme lanciato dall’Onu, una delle carestie di maggiore durata che andrebbe a colpire i paesi più poveri del mondo.
Questo creerebbe, a detta di Zelensky, un’ondata migratoria di proporzioni colossali che, rivolgendosi agli austriaci, ha dichiarato: “Colpirebbe anche voi”.
Un modo di certo non “elegante” per indicare questa emergenza. Dalle sue parole, infatti, è come se lasciasse intendere che sia scontato che altri Paesi, quali l’Italia e la Grecia, soffrano questo fenomeno.
Una questione che, in realtà, ha già colpito il nostro Paese, considerando che l’ondata migratoria maggiore non è quella proveniente dai paesi del mediterraneo, ma, bensì, proprio dall’Ucraina a causa del conflitto.
Si stima, infatti, che dall’inizio del conflitto siano stati 5 milioni gli ucraini emigrati a causa del conflitto, contro gli stimati 100mila passati per il Mediterraneo.
Anche se, la situazione, sembra essersi parzialmente sbloccata.
Dopo mesi di forti scontri per assicurarsi il controllo dell’Isola dei Serpenti, una piccola isola sul Mar Nero, il comando russo ha annunciato il ritiro delle truppe dall’isola Zmeiny, meglio nota come l’Isola dei Serpenti.
Una parziale apertura, quella da parte della Russia, con l’obiettivo di dimostrare come il Cremlino non voglia osteggiare gli sforzi dell’Onu di dar vita a un corridoio umanitario per l’esportazione del grano ucraino evitando, dunque, una crisi alimentare.
La condizione, però, è di tipo “morale”. Il Cremlino, infatti, ha fatto sapere che il comando russo lascerà l’isola a condizione che Kiev smett adi “speculare sul tema dell’imminente crisi alimentare, riferendosi all’impossibilità di esportare grano a causa del controllo totale della Russia sulla parte Nord occidentale del Mar Nero”.
L’isola, fin dalle prime battute del conflitto, è stata oggetto, come si diceva, di forti scontri.
Gli ucraini avevano resistito fino all’ultimo fino a quando gli ultimi soldati ucraini rimasti non vennero catturati.
Fu proprio quest’isola al centro di un episodio sfruttato come forte propaganda da parte di Kiev nel quale alcuni soldati mandavano a farsi benedire i russi dopo l’invito da parte di questi ultimi ad arrendersi.
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