Omicron 5 sta preoccupando molto gli esperti perché l’ultima variante di Covid-19 dimostra di essere contagiosissima praticamente in ogni fascia della popolazione, tanto da non trovare ostacoli nemmeno con queste temperature così elevate.
Fortunatamente, anche questa variante non sembra determinare una sintomatologia diversa rispetto alle altri varianti di Omicron che abbiamo visto finora. I contagiati presentano infatti mal di gola, febbre, raffreddore, dolori articolari e stanchezza. Sembra in diminuzione il mal di testa, che compariva invece con maggiore frequenza in Omicron 1 e 2.
Nell’ultimo anno gli esperti hanno premuto molto per far vaccinare anche i bambini, con la convinzione che in questo modo sarebbe stato possibile arginare molto il virus.
In realtà, stando ai risultati dello studio dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute – pubblicato sulla rivista Lancet – sembra che le previsioni iniziali sulla protezione nei bambini siano state disattese.
Nella fascia dai 5 agli 11 anni la protezione garantita dal vaccino anti-Covid è risultata più bassa rispetto a quella che invece emergeva negli studi autorizzativi. La protezione è infatti del 29% contro il contagio, mentre il vaccino proteggerebbe del 41% contro la malattia grave in quella fascia d’età.
Tuttavia, bisogna anche tenere conto che per i non vaccinati di quella fascia d’età l’incidenza della malattia – specialmente nelle forme severe – è risultata essere il doppio. I dati che hanno permesso di realizzare lo studio sono emersi da un’indagine effettuata su oltre un milione di bambini vaccinati con due dosi, 134mila con una dose e 1,8 milioni di non vaccinati.
Nei 767.000 casi tra bambini della fascia 5-11 anni notificati al sistema di sorveglianza, nel gruppo dei non vaccinati si è registrata l’incidenza più alta, pari a 426,9 ogni 100mila “giorni-persona”; nei vaccinati con due dosi l’incidenza scende molto (234,5 ogni 100mila giorni-persona).
Come accennato, l’incidenza di malattia severa è risultata doppia nei non vaccinati: 0,6 ogni 100mila giorni-persona contro lo 0,3 di coloro che invece sono stati vaccinati con due dosi.
Gli autori dell’articolo hanno tenuto a precisare che l’analisi si riferisce a uno specifico periodo in cui era predominante la variante Omicron.
“Anche una protezione moderata ha contribuito in maniera significativa a ridurre gli effetti dell’infezione, soprattutto quelli più gravi, come dimostra la differenza di incidenza dei casi severi nei due gruppi”, fanno sapere gli esperti.
Nel frattempo i numeri della variante Omicron 5 continuano a salire. Il monitoraggio settimanale rivela che l’indice di trasmissibilità è salito a 1,30, mentre l’incidenza settimanale a livello nazionale è di 763 ogni 100.000 abitanti per il periodo 24-30 giugno: nel periodo tra il 17 e il 23 giugno il dato era di 504 ogni 100mila abitanti.
Sempre l’Iss fa sapere che il tasso di occupazione in terapia Intensiva sale al 2,6% (rilevazione al 30 giugno) contro il 2,2% rilevato il 23 giugno: nelle aree mediche il tasso di occupazione è del 10,3% rispetto al 7,9% della precedente rilevazione.
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