I risultati delle amministrative 2022 segnano una netta vittoria del centro sinistra e il tracollo della Lega. Il caso di Damiano Tommasi, l’ex calciatore che ha destituito il trono leghista e meloniano di Verona e che dà non poche gatte da pelare a Salvini, che potrebbe perdere la leadership, e di Katia Tarasconi
Risultati che segnano una netta vittoria del centro sinistra quelli delle elezioni comunali 2022.
Una tornata elettorale dove alle urne, trattandosi di ballottaggi, erano stati chiamati solo 2 milioni di elettori, ma tanto è bastato non solo per tenere sul fiato sospeso le principali forze politiche, ma anche per determinare importanti conseguenze a livello nazionale.
Ci saranno, infatti, non poche gatte da pelare per gli alleati del centro destra. Ma sarà Salvini, in particolare, ad averne più di tutte.
Due roccaforti della Lega – Alessandria e Verona – sono infatti passate al PD, segno di un’oramai netto scollamento fra il leader del carroccio e il suo elettorato “tradizionale”.
A Verona, soprattutto, fa parlare tantissimo la vittoria dell’ex calciatore Damiano Tommasi, e ovunque, ormai, si parla di lui come dell’uomo da cui la sinistra, probabilmente, potrebbe ripartire.
Questa tornata elettorale è stata, si diceva, indubbiamente favorevole per la sinistra, che amministrerà in 7 dei 13 capoluoghi in cui si votava.
Il risultato – politicamente parlando – maggiormente significativo è il fatto che fra queste ci siano grandi città – Catanzaro, Verona, Monza, Piacenza e Alessandria – che erano amministrate dal centrodestra.
Sebbene sia sempre difficile andare ad interpretare all’interno di un quadro generalista i risultati delle elezioni comunali, essendo queste ultime caratterizzate da dinamiche di tipo locale, ciò che sembra emergere come elemento comune, per lo meno stando agli sporadici commenti dei dirigenti dei partiti, è stata una mancanza di unità e collaborazione all’interno della coalizione.
E, come sempre accade in questi casi, c’è chi ha scaricato la responsabilità sugli altri alleati.
Come il caso della Lega, che ha addossato buona parte della sconfitta alla Meloni e Fratelli d’Italia, rei di aver corso da soli in molti comuni indebolendo la coalizione.
Licia Ronzulli, invece, la senatrice di Forza Italia molto vicina a Berlusconi alla Repubblica ha dichiarato che “Sui risultati di certo hanno influito anche i dissidi che negli ultimi mesi hanno caratterizzato la nostra parte politica”.
Non lesina frecciatine, invece, Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla camera, che ha commentato: “Siamo stati traino della coalizione ma purtroppo, a volte, i risultati degli alleati sono stati meno brillanti di quel che speravamo”.
Ed effettivamente sono i dati a parlare chiaro in questo senso. Nei vari capoluoghi in cui ha prevalso il centrosinistra, il centrodestra si era, effettivamente, presentato diviso dal primo turno, come successo a Parma, Verona e Catanzaro, ma non è stato sempre così.
Come riportato da Il Post, anche laddove i candidati hanno avuto l’appoggio unito e pieno della coalizione, come a Monza, Piacenza e Alessandria, ma anche come a Viterbo e Como, l’unione non è riuscita comunque a fare la forza.
Al Nazareno Enrico Letta commenta così i risultati delle elezioni: “Il commento è che alla fine paga la linearità e la serietà: vinciamo perchè la responsabilità è più importante di tutto, in questo momento difficile serve una politica che sia seria e lineare. Il campo largo è stato preso in giro ma questa strategia paga. Perde male il centrodestra per scelte incredibili, scegliendo fuoriusciti del centrosinistra, penso a Catanzaro”.
Il centrodestra, ad ogni modo, che aveva conquistato al primo turno Genova, Palermo e L’Aquila, chiude i ballottaggi di questa tornata elettorale vincendo a Lucca, Sesto San Giovanni e Frosinone.
I malumori e i malcontenti nel centrodestra sono sicuramente tanti, ma soprattutto serve fare quanto prima un’analisi politica degli ultimi risultati.
La forza politica che, più delle altre, esce con le ossa rotte nella coalizione è la Lega di Salvini.
Quest’ultimo, dal canto suo, sembra sminuire apertamente il pessimo risultato delle comunali, ma sono proprio questi dati che potrebbero seriamente compromettere la sua leadership.
Già una decina di giorni fa la Stampa titolava così: “Salvini ha commesso troppi errori, la leadership della Lega scricchiola: il toto nome sul successore”.
E se all’indomani delle amministrative, come si diceva, tentava ogni strada possibile per non ammettere la sconfitta, questa volta il capitano potrebbe ritrovarsi più isolato che mai.
E potrebbe, di conseguenza, non essere così scontata per lui la leadership del partito.
Nel frattempo è proprio la sconfitta clamorosa a Verona che pesa, più di tutte, sul groppone del capitone.
Per la sinistra, invece, è proprio quella più importante.
Non solo perché la coalizione del centrosinistra è riuscita a scalzare Salvini e Meloni da una delle loro roccaforti nelle quali amministravano da più di 15 anni, ma anche perché su Damiano Tommasi ricadono altissime aspettative.
E non è di certo uno qualunque. Non è infatti un caso che tutti attribuiscano al candidato sindaco vincente una vera possibilità di riscatto per la sinistra.
Tommasi ha conquistato il 53,4 per cento dei voti battendo proprio Sboarina, uno dei pupilli di Giorgia Meloni.
Uno stile, quello di Tommasi, in netta contrapposizione a quello di Sboarina e colleghi.
Zero comizi con toni accesi, ma passeggiate per la città, incontri faccia a faccia e toni sempre e comunque pacati.
E non ha voluto portare i leader, ma solo gli amministratori locali come il sindaco di Milano Beppe Sala.
Tommasi è conosciuto come ex centrocampista del Verona. Ha 48 anni, è sposato e ha 6 figli, e attualmente sta frequentando la facoltà di Scienze della Formazione a Padova.
E’ stato presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, e ha fondato assieme alla moglie un’esclusiva scuola bilingue all’avanguardia dal punto di vista didattico.
Tommasi è obiettore di coscienza e seguace di Don Milani.
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