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Nucleare, la proposta di Salvini scatena le polemiche | Milano prima città?

Matteo Salvini si è pronunciato in merito alla crisi energetica in Italia. La sua proposta? Una nuova centrale nucleare proprio a Milano.

Il Segretario della Lega Matteo Salvini è stato ospite a Rapallo al convegno dei Giovani Industriali e durante il suo discorso ha mostrato il suo pieno appoggio all’apertura nella nostra penisola della prima centrale nucleare.

Fatela nella mia Milano la prima, nuova, grande, innovativa centrale nucleare, la voglio nel mio quartiere Baggio a Milano”, ha dichiarato Salvini, “Sono e voglio rimanere in Europa, basta che ci siano pari condizioni”.

“Quando l’Italia insieme ad altri chiede ad esempio un Consiglio straordinario sulle politiche energetiche e sul gas, non è possibile che siccome gli olandesi non ne abbiano convenienza ci si dica ne riparliamo in autunno. Non ci sono biechi leghisti al governo in Olanda, ci sono interessi diversi”.

Allo sfogo di Salvini ha subito replicato il segretario di Italia Viva ed ex premier Matteo Renzi, che ha partecipato allo stesso convegno del collega della Lega: “Salvini ora parla di nucleare ma ha un fratello gemello che quando io lavoravo sul petrolio in Basilicata e le trivelle lui fece la campagna elettorale dicendo che sarebbero scappati i turisti: lui e i Cinque Stelle sono i populisti di sempre“.

Una dura frecciatina al leader collega, quella di Renzi, che sul nucleare preferirebbe andarci piano. “Il nucleare di nuova generazione? Stiamo parlando di investire nella ricerca e siamo favorevoli: ma al momento non sappiano ancora molto delle ricadute sul piano pratico. Valutiamo quando avremo tutti i dati. Ci ragioneremo”.

C’è da dire che l’Italia non è mai stata così favorevole all’introduzione delle energie nucleari nel nostro paese. Un no definitivo era scattato l’8 e il 9 Novembre 1987, quando al referendum abrogativo di cinque proposte il nucleare venne bocciato in massa dal popolo italiano.

All’epoca del referendum esistevano quattro centrali elettronucleari: quelle di Latina, Garigliano di Sessa Aurunca (CE), Enrico Fermi di Trino (VC) e Caorso (PC). Nel 1975 il PEN (Piano Energetico Nazionale) prevedeva l’apertura di altri quattro impianti, ma nel giro di 10 anni l’opinione pubblica è cambiata drasticamente.

Colpa di due noti disastri nucleari: uno fu l’incidente di Three Miles Island del 1979, in Pennsylvania. Nessuno rimase vittima dell’incidente, ma ci fu una dispersione di gas radioattivo nell’ambiente che fece già storcere il naso a molti in merito a questa nuova fonte energetica.

A segnare il no definitivo fu il disastro di Chernobyl del 26 Aprile 1986. Gli effetti dell’incidente furono devastanti e terrorizzarono il mondo. Dove in Italia ancora si discuteva sull’apertura di altre centrali, a Roma 200 mila persone scesero in piazza a protestare.

Il Partito Radicale a quel punto propose l’idea del referendum, raccogliendo un milione di firme in meno di quattro mesi. I risultati furono schiaccianti: il sì all’abolizione del nucleare vinse con una schiacciante media dell’80% dei consensi; votarono circa 29,9 milioni di italiani.

Ci volle ancora qualche anno perché le quattro centrali attive venissero definitivamente smantellate. Alla fine nel 1999 la Società Gestione Impianti Nucleari (SOGIN) acquistò la proprietà delle quattro ex-centrali, col compito di occuparsi del decommissioning e ciò segnò il tramonto dell’elettronucleare in Italia. Vedremo adesso se alvini raccoglierà i consensi necessari a riproporre questa pericolosa fonte di energia.

Federica Pollara

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