L’ipotesi Di Battista torna ad aleggiare, per la gioia di Conte, sul Movimento Cinque Stelle. Ma quali potrebbero essere i possibili scenari?
Lo hanno raggiunto a Mosca dove si trova attualmente Alessandro Di Battista, che oggi si impegna alla realizzazione di un documentario più che del ritorno in politica. O almeno così dice.
D’altronde, come fa notare Luca Telese, giornalista di Tpi, Di Battista torna ad essere nuovamente ‘l’uomo del giorno’, proprio adesso che, dalla politica, sembrava essersi allontanato.
O forse, semplicemente, aspettava il momento giusto per tornare alla ribalta.
Mai come ora, infatti, con una disfatta ideologica su quelli che erano i grandi temi del Movimento, la figura di Di Battista potrebbe trovare spazio nella compagine politica.
Ma non certamente in questo governo.
Nel corso dell’intervista, d’altronde, incalza come sempre tutti coloro che hanno avallato la partecipazione al governo Draghi con fare per nulla pacifico.
E non risparmia nessuno, se la prende con tutti: da Draghi a Luigi Di Maio, che avrebbe intrapreso, a suo avviso, una scelta finalizzata esclusivamente al perseguimento del suo interesse personale e al bene sua carriera politica.
Tutti ricevono sentenze en tranchant. Persino il garante, Grillo, reo di aver promosso la partecipazione a un governo: “Per quattro poltrone da ministro” incalza ancora “ci siamo ridotti a fare i portatori d’acqua altrui”.
E poi parla di quali siano, per lui, le condizioni per un ritorno al Movimento e per sedersi al tavolo con Conte.
L’addio di Luigi Di Maio al Movimento segna, indubbiamente, un prima e dopo nella loro storia politica.
Una scissione che, secondo molti, segna definitivamente la fine politica del Movimento, per altri, invece, può rappresentare un’occasione.
La vede così Di Battista, che raggiunto a Mosca per l’intervista riceve, ovviamente, la domanda riguardante il suo ritorno.
Ed è lui stesso, d’altronde, da giornalista, a ipotizzare il titolo dell’articolo:
“È già fatto” – risponde – “Mi siederei al tavolo con Conte se uscisse dal governo prima dell’estate”.
Specifica, però che “sedersi non significa rientrare”.
Le condizioni, però, non è detto che ci siano. A detta dell’ex grillino, infatti, “lo strappo andrebbe fatto subito, ora, prima dell’estate. Non può essere una svolta dell’ultima ora, magari poco prima del voto”.
L’ipotesi di un’uscita dalla compagine governativa, effettivamente, potrebbe essere una delle poche strade percorribili per il Movimento.
Andrebbe, sicuramente, a guadagnarsi l’appoggio di tutti quegli attivisti scontenti di una linea che, fin dal primo momento, ha tradito i precetti fondamentali.
Fra questi proprio il rifiuto dell’invio di armi e Kiev, avendo il Movimento fra i suoi principi base quello del pacifismo, come ha fatto notare nell’intervista lo stesso Di Battista.
Ma è presto per dirlo.
Gli animi sono internamente divisi, per quanto sia tautologico affermarlo.
Il rischio, infatti, è che ci sia la scissione vera, quella definitiva, fra i contiani e i governisti.
Detto che, dopo l’uscita di Di Maio, questo potrebbe avere un doppio effetto. Rafforzare la leadership di Conte davanti a una decisione così perentoria o ingrossare le file degli scappati filo Di Maio.
Oppure si rimane al governo, e si rischia il tutto e per tutto nelle prossime elezioni, le quali, però, potrebbero essere la mannaia definitiva dietro al collo del Movimento.
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