I risultati elettorali del secondo turno rischiano di far diventare la Francia ingovernabile. La maggioranza – risicata – di Macron e i risultati clamorosi di Melenchon e Le Pen
Una maggioranza particolarmente macchinosa da assicurarsi quella di Macron, che esce per certi versi più che sconfitto in questo ritorno alle urne.
La maggioranza di fatto c’è, ma non è assoluta. E per Macron portare avanti le riforme promesse sarà quanto mai arduo.
Clamorosi, invece, i risultati di Marine Le Pen e la sinistra di Melenchon, che ottiene un risultato straordinario posizionandosi come prima forza dell’opposizione.
Francia ingovernabile: Macron non potrà prescindere dalla sinistra e da Le Pen
A differenza di quanto accadde per lo scorso mandato, questa volta il presidente Macron perde quell’ampio sostegno dell’Assemblée National che gli servirebbe per portare avanti una serie di riforme, fra cui quella tanto dibattuta e attesa delle pensioni.
Segno simbolico della sconfitta la sconfitta all’interno delle urne di tre ministri che erano stati appena incaricati: Amélie de Montchalin (Transizione ecologica), Brigitte Bourguignon (Salute) e Justine Benin (Mare) – i quali ora saranno costretti ad abbandonare il governo.
Anche due fedelissimi di Macron non ce la fanno: il presidente dell’Assemblea Nazionale Richard Ferrand e Christophe Castaner, capogruppo di En Marche in Parlamento.
Senza precedenti il numero dei deputati eletti dall’estrema destra di Marine Le Pen, ma il risultato clamoroso è anche quello della sinistra di Jean-Luc Mélenchon che si posiziona come prima forza di opposizione.
A fronte dei 289 seggi necessari per governa senza intoppi, Macron e governo si fermano a 234 seggi contro i 141 della sinistra.
Il Rassemblement National di Marine Le Pen passa da 8 a 90 seggi, leader compresa.
Si apprende come ora la speranza del fronte macroniano sia quella di ottenere risposte dai Repubblicani i quali, con i loro 75 seggi, potrebbero garantire una più solida maggioranza al presidente.
Ma per ora è arrivato un gelido rifiuto garantendo che resteranno all’opposizione.
Non si mette, dunque, particolarmente bene per l’intero governo e, sebbene si debba attendere il completo scrutinio per poter fare un’analisi corretta, emerge come dato certo l’altissimo astensionismo.
Complice un’ondata di caldo senza precedenti che ha messo in ginocchio la Francia, l’astensione si posiziona al 54%.
Come riportato da Il Fatto Quotidiano, un parametro per rendersi conto della portata di questa crisi è quello dei risultati del partito stesso di Macron, la République en Marche.
Se cinque anni fa poteva contare su una forza di fuoco di 300 parlamentari, oggi gliene rimangono meno della metà.
“Una situazione senza precedenti” nella quale, per agire, ci vorrà “molta fantasia”, come ha riconosciuto il ministro dell’Economia Bruno Le Maire.
Si potrà sì governare, questo è certo, ma bisogna vedere a che condizioni. Qualora il gruppo di Macron non riesca a trovare un appoggio da altre forze politiche per governare, si dovrà accontentare della maggioranza risicata.
Ma questo comporta delle conseguenze.
In primis “questo quinquennio sarà un quinquennio di trattative, di compromessi parlamentari. Non sarà più Giove a governare, ma un presidente alle prese con la mancanza di maggioranza in Assemblea”, ha dichiarato Domenico Rousseau, professore di Diritto Costituzionale.
Nel frattempo i prossimi giorni saranno giorni di fuoco per il presidente rieletto, il quale sarà impegnato e dovrà far fronte a una serie di obblighi internazionali, come riportato dall’Agi, in vista del Consiglio europeo, del G7 e del vertice Nato.
Il tutto mentre si tenta un rimpasto del governo.