L’estate comincerà ufficialmente tra qualche giorno, ma l’Italia è già da tempo nella morsa del caldo, con la colonnina di mercurio che ha già toccato vette nettamente superiori alle medie del periodo.
Anche per questo si torna a parlare di Sardegna, tra le mete preferite di coloro che vogliono passare qualche giorno in totale relax sulla spiaggia. Tuttavia, da mesi le popolazioni della Sardegna centrale stanno facendo i conti con un problema molto serio che interessa le aree più interne della splendida isola.
Sono soprattutto gli agricoltori a lanciare l’allarme per ciò che sta accadendo nelle zone centrali della Sardegna, invase per il quarto anno consecutivo dalle locuste. Una situazione che sta letteralmente stremando i lavoratori del settore agroalimentare, che rischia di subire un danneggiamento incalcolabile da questa invasione.
“Anni e anni di abbandono dei terreni ha portato anche a questo – fanno sapere gli agricoltori – E’ un’invasione inarrestabile, le cavallette che vediamo ovunque ormai, tra un mese saranno morte ma nel frattempo hanno depositato milioni di uova. E sono già arrivate in collina, dove è ancora più difficile debellarle”.
Lo sciame appare ormai inarrestabile e avanza inesorabilmente, tanto da coprire ormai 50.000 ettari (nel 2019 erano solo 2.000, ndr). Le cavallette stanno devastando un’area vastissima: dalla piana di Ottana fino al Marghine, interessando ovviamente tutti i comuni limitrofi.
L’ultima relazione degli esperti dell’Università di Sassari fa chiaramente capire le proporzioni del disastro: in appena un metro quadro di terreno si possono arrivare a trovare addirittura 2.750 esemplari di locuste.
Il sindaco di Ottana, Franco Saba, spiega al quotidiano La Repubblica che le soluzioni per intervenire ci sarebbero, ma bisogna partire immediatamente per evitare che il prossimo anno ci si ritrovi con una nuova invasione di dimensioni ancora maggiori.
Quest’anno, infatti, la disinfestazione è partita nel mese di aprile, ma non è stato sufficiente anche a causa delle scarse forze impiegate.
“Dobbiamo partire adesso per evitare l’invasione il prossimo anno, sapendo che saranno 7-8 volte in più di quelle di oggi – tuona il primo cittadino di Ottana – Ci vuole la prevenzione, con le arature, e la disinfestazione da fare nel periodo della schiusa delle uova. E poi occorre immettere nell’ambiente gli antagonisti naturali delle cavallette, coleotteri oggetto di studio da parte dell’Università di Sassari”.
Franco Saba ritiene corretta l’idea di istituire una Unità di Progetto, come già avvenuto con la peste suina africana. Per il sindaco, infatti, serve un vero e proprio esercito e non un commissario, come invece proposto dal ministro Patuanelli.
“Noi, qui, abbiamo ben chiara la situazione, sappiamo dove sono le cavallette, cosa fanno, quante sono – conclude il sindaco di Ottana – Ci servono forze in campo per operare”.
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