Siamo costretti a dare il nostro ultimo saluto ad un’altra eccellenza del cinema italiano: è morto Marino Masé, amatissimo attore del cinema anni ’60.
Aveva 83 anni quando ci ha lasciati, due giorni fa. Negli anni ’60 è stato uno degli attori più proliferi del settore, spaziando dai thriller ai polizieschi fino al cinema d’autore. Ha lavorato con i più grandi registi della penisola, come Luchino Visconti, Liliana Cavani, Marco Bellocchio, Ettore Scola e Dino Risi.
La sua sembra essere stata una morte improvvisa. A dare la notizia della morte, datata 28 Maggio, è stata la figlia Rachele: “È stato un malore del tutto inaspettato. Ora aspettiamo l’esame autoptico per conoscere le cause, poi ci sarà una commemorazione a Roma e una a Trieste, dopodiché la sue ceneri rimarranno nella sua città, Trieste”.
Masé è nato a Trieste nel 1939 e giovanissimo, a vent’anni, ha vinto un concorso per giovani attori organizzato da Franco Cristaldi; dopodiché la sua vita si è spostata a Roma, è entrato nell’Actors Studio e subito è stato notato da Luchino Visconti, che lo vuole nella sua messa in scena teatrale di ‘Arialda’, di Giovanni Testori.
Grazie a Visconti approda sul set de ‘Il Gattopardo’, tra i film più ricordati ancora oggi. La sua popolarità non ha fatto che aumentare, facendolo approdare anche su particolari esperimenti d’arte, come è il film ‘Les Carabiniers’ di Jean-Luc Godard e Roberto Rossellini. Era stato proprio quest’ultimo ad indicarlo come perfetto per il ruolo di Ulysse, uno dei due carabiniers del film.
Pur se mai nel ruolo da protagonista, la sua bravura e il suo interminabile fascino lo hanno condotto sui set più svariati, da ‘Il Padrino – Parte III‘ di Francis Coppola all’erotico ‘Provocazione‘ di Piero Vivarelli, insieme alla storica Moana Pozzi.
Il suo primo film risale al 1961, ‘Il ratto delle sabine’ diretto da Richard Pottier; ottenne il ruolo da protagonista di Roger Moore, interpretato insieme alle attrici Mylene Demongeot e Giorgia Moll. Non fu solo attore cinematografico; già nel ’63 aveva partecipato a un episodio di ‘I Mostri’, di Dino Risi, che lo volle appositamente per l’episodio dal titolo ‘L’oppio dei popoli’.
E poi ancora salta da un genere all’altro. In ‘I pugni in tasca’, Marco Bellocchio lo sceglie per interpretare il fratello borghese di Lou Castel. Poi passa all’horror in ‘Amanti d’oltretomba’ di Mario Ciano, fino a diventare lo 007 italiano in ‘Le spie amano i fiori’ di Umberto Lenzi. Non si è fatto mancare nemmeno la commedia all’italiana con la partecipazione a ‘La congiura’ con Vittorio Gassman.
Grazie alle collaborazione con Godard e Bellocchio è approdato anche sulla scena internazionale; non sono mancate diverse coproduzioni francesi e a ridosso degli anni ’70 è sbarcato anche ad Hollywood come coprotagonista di Don Francis. Solo per citare altre collaborazioni storiche, ha recitato in ‘Tenebre’ di Dario Argento e ‘Il camorrista’ di Giuseppe Tornatore.
Anche negli ultimi anni non ha abbandonato il mondo dello spettacolo, dove ha continuato a lavorare non solo come attore, ma anche come adattatore e traduttore.