Durante il 30° anniversario dell’Associazione Donatori Midollo Osseo (Admo), Violante Guidotti Bentivoglio, moglie di Carlo Calenda, è salita sul palco del convegno per raccontare la sua esperienza e la sua lotta contro la leucemia. Per lei non sarebbe stata mai la stessa, senza il dono provvidenziale del suo angelo custode.
Esporsi e raccontare una malattia non è mai semplice, eppure questo racconto collettivo esorcizza il dolore, lo rende un fardello meno pesante che tutti possono portare e fare proprio. Lo sa questo molto bene Fedez, che solo qualche mese fa aveva deciso di affidare ai social il racconto del suo raro tumore al pancreas per permettere, a chi ha sofferto e soffre ancora come lui, di trovare la forza negli altri.
La condivisione, la partecipazione e la narrazione, infatti, sono tutti elementi essenziali per vivere, per quanto possibile, in maniera “sana” un cancro, l’ospite indesiderato che sconquassa le vite di tutte le persone, sia di chi ne è affetto, sia di chi non può far altro che restare a guardare, mentre la persona amata combatte questa sfida silenziosa e molto precaria.
Se poi, oltre al cancro al seno, si scopre di avere anche la leucemia, il mondo può davvero crollare addosso e tutto diventare buio e grigio, un po’ come è successo a Violante Guidotti Bentivoglio. Durante il 30° anniversario dell’Associazione Donatori Midollo Osseo (Admo), la moglie di Carlo Calenda, è salita sul palco del convegno per raccontare la sua esperienza e la sua lotta contro la leucemia. Per lei non sarebbe stata mai la stessa, senza il dono provvidenziale del suo angelo custode.
Quasi cinque anni fa, nell’agosto del 2017, Violante ebbe una doppia diagnosi: tumore al seno e Leucemia, così inizia il suo racconto al convegno, come riportato dal ‘Corriere della Sera’. “Sono stata curata e sono andata in remissione, ma dopo 6-7 mesi ho avuto una recidiva della leucemia e sono stata costretta a sottopormi a un trapianto di midollo osseo“.
Il donatore compatibile venne trovato solo nel gito di quindici giorni, davvero un tempo record: “Era un donatore giovanissimo, di 20 anni, con il quale ho stretto una relazione a distanza”, ha spiegato Violante. “per quello che è possibile, dal momento che sono donatori anonimi. Nei suoi confronti mi sono sentita di dover trasmettere con una relazione epistolare tutto il mio senso di gratitudine e di farlo sentire partecipe di quello che aveva fatto donando a me le sue cellule”.
Tuttavia, la moglie di Calenda non sa chi sia il giovane ragazzo che le ha permesso di continuare a vivere, circondata dall’affetto della sua famiglia. Si tratta, però, di un punto estremamente delicato, mantenere il donatore anonimo, infatti, non permette al ricevente di poter dimostrare la propria gratitudine per un gesto così importante: “La donazione ha un elemento carente: quello di non permettere la gratitudine dei pazienti nei confronti di chi, con un gesto tutto sommato semplice ma anche molto difficile, ha salvato loro la vita”, ha sottolineato Violante sempre dal palco.
Tuttavia, Violante Guidotti Bentivoglio non potrà mai dimenticare chi le ha salvato la vita: “Nel mio cuore ci sono mio marito, i miei figli e il mio donatore. Il mio donatore è il mio angelo custode”.
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