E’ tornato quel periodo dell’anno col suo tormentone estivo per eccellenza: il reddito di cittadinanza. Non si fa in tempo infatti a concludersi la stagione, che già è pronto il nuovo pezzo per l’estate successiva. E questa volta, direttamente da Cellino San Marco, a dire la sua sui giovani è Al bano.
Dopo la pace nel mondo che comunque, visti i tempi che corrono, sarebbe anche un discorso più apprezzato e sano, il secondo tema preferito da italiani ristoratoti ed imprenditori è sicuramente il reddito di cittadinanza, quella misura invalidante che non permettere al capo di pagare, come meglio aggrada, il proprio lavoratore stagionale.
Si sa, se si pensa all’estate, uno dei primi pensieri va dedicato ai lavoretti stagionali, quelli riservati appositamente ai giovani con tre mesi di vacanza all’orizzonte. Così, paghe misere, orari assurdi e straordinari non pagati finiscono tutti nel calderone dell’esperienza e del sacrificio. Tuttavia, fare il cameriere, il cuoco o lavorare in campagna sono diventati dei lavori reddituali, ovvero troviamo sempre personale anagraficamente più grande che campano anche una famiglia con uno stipendio del genere.
Ecco perché in molti, invece di lavorare, preferiscono alla stessa cifra dedicarsi magari alla famiglia, proprio grazie al sussidio statale – che ha comunque delle sue problematiche di fondo – voluto dai grillini. Eppure, è tornato quel periodo dell’anno col suo tormentone estivo per eccellenza: il reddito di cittadinanza. Non si fa in tempo infatti a concludersi la stagione, che già è pronto il nuovo pezzo per l’estate successiva. E questa volta, direttamente da Cellino San Marco, a dire la sua sui giovani è Al bano.
Niente lavoratori per Al Bano
Il cantante pugliese, infatti, intervistato dal settimanale ‘Nuovo’, ha spiegato la drammatica situazione in cui si trova: “La mancanza di manodopera è una realtà drammatica con cui mi scontro ogni giorno con la mia azienda agricola. La causa? Il reddito di cittadinanza innanzitutto”. I giovani, insomma, non avrebbero voglia di sporcarsi le mani e lavorare, ma ci sarebbe anche una soluzione: “Bisognerebbe fare come in Germania, dove già a 12 anni i ragazzi dopo la scuola fanno apprendistato nelle imprese”.
Peccato che il sistema scolastico tedesco sia molto diverso rispetto a quello nostrano. Inoltre, tra fare pratica ed avere già un lavoro sicuro in futuro ed usare forme di manodopera quasi gratuita, tramite tirocini e praticantati legalizzati e gestiti dallo Stato, c’è una bella differenza.
E poi, per dirla tutta, avranno tutta una vita davanti per lavorare, la scuola deve formare, educare e far crescere, soprattutto dopo l’ultimo rapporto di ‘Save the children’ che ha evidenziato come quasi il 50% dei ragazzi quindicenni non riesca a comprendere un testo scritto.
Ma prima di lui, già Flavio Briatore ed Alessandro Borghese si erano lamentati del Reddito di cittadinanza e la scarsa inclinazione dei giovani a faticare. A settembre, infatti, avevano fatto scalpore le parole del proprietario del Billionaire: “Non è vero che si offrono contratti bassi, il governo doveva sospendere il reddito da maggio a ottobre, dare la possibilità ai giovani di fare la stagione e poi riprendeva a ottobre. Lo Stato risparmiava e magari c’è qualcuno che trovava lavoro per tutto l’anno”.