Il reddito di cittadinanza ha senza dubbio dato respiro a molte famiglie italiane in condizioni di povertà e con grandi difficoltà nel trovare un lavoro.
Tuttavia, fin dal primo momento questa misura di sostegno è stata fortemente criticata da più parti: la maggiore contestazione rivolta al reddito di cittadinanza riguarda proprio il fatto che funga da disincentivo alla ricerca di un lavoro, quando invece l’obiettivo dovrebbe essere proprio l’opposto.
Anche il Fondo Monetario Internazionale, nel suo ultimo rapporto periodico sull’Italia, sembra sposare questa tesi, almeno per quanto riguarda le regioni del Mezzogiorno.
Secondo Washington, infatti, il sussidio introdotto dall’allora governo gialloverde, detto anche Conte I (che poteva contare sulla maggioranza Lega-Movimento 5 Stelle), rischia di diventare un disincentivo al lavoro, specialmente in quelle zone dove il costo della vita non è poi così alto.
Proprio per questo l’FMI elogia il governo Draghi per aver operato una prima importante stretta sul reddito di cittadinanza, prevedendo la decadenza dal beneficio già alla seconda offerta di lavoro rifiutata. Ma basta questo? Non secondo Washington, che lancia una proposta.
Gli esperti, infatti, sostengono che bisognerebbe lasciare una parte del sussidio a coloro che riescono a trovare un lavoro, in modo tale da fornire loro un’importante motivazione.
Una proposta, quella del Fondo Monetario Internazionale, condivisa anche dal Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, che chiede di lasciare il 50% del reddito di cittadinanza a coloro che accettano un lavoro stagionale.
Lo stesso Garavaglia, nelle ultime settimane, ha messo in evidenza la forte carenza di manodopera nel settore dell’accoglienza, dove mancano circa 350.000 lavoratori.
Insomma, per farla breve gli attacchi al reddito di cittadinanza cominciano a diventare parecchi e aumentano anche di livello, dato che è difficile ignorare quanto affermato dal Fondo Monetario Internazionale.
Tuttavia, come accennato, le critiche alla misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle – che aveva spinto l’allora ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ad affermare che era stata “sconfitta la povertà”, ndr – sono sempre state piuttosto feroci e bipartisan.
Ultimamente anche il Partito Democratico sembra accogliere con molto meno favore il sussidio, mentre in passato la posizione pareva ben diversa. Anche da questo aspetto si intuisce come i rapporti tra i Dem e i pentastellati siano ormai molto deteriorati.
Giorgia Meloni, dal canto suo, ha sempre attaccato il reddito di cittadinanza, arrivando anche a definirlo “il metadone dello Stato”.
“Non è mantenendo le persone nella loro condizione di difficoltà che si risolve il loro problema”, aveva detto lo scorso anno la leader di Fratelli d’Italia, scatenando le repliche dell’ex premier, Giuseppe Conte, che aveva parlato di “espressioni volgari” pur riconoscendo la necessità di miglioramenti.
Stesso discorso per Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che considera addirittura “una follia” il reddito di cittadinanza. Carlo Calenda è un altro ferreo oppositore della misura, definita recentemente “una iattura” dal numero uno di Azione.
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