L’ex calciatore del Milan Andriy Shevchenko si espone per gli aiuti all’Ucraina, ma in passato è stato attaccato per essere russofono.
Sin dall’inizio del conflitto in Ucraina, Andriy Shevchenko si è schierato apertamente contro l’invasione russa ed ha più volte lanciato appelli umanitari affinché giungessero aiuti al suo popolo. L’ex Pallone d’Oro ha mostrato apertamente sostegno a Zelensky e nelle scorse ore è volato a Kiev per incontrarlo.
Per l’occasione l’allenatore del Genoa ha ribadito il suo appoggio al governo ucraino e sottolineato l’importanza degli aiuti europei e internazionali per superare questa crisi che rischia di durare degli anni: “Per incontrarlo di persona, ho affrontato il viaggio da Londra a Kiev e sono felice più che mai di essere qui a casa. Rappresento l’Ucraina nell’arena calcistica internazionale da molti anni. Ma oggi, col mio Paese che soffre per la guerra, la mia priorità non è il calcio, ma aiutare l’Ucraina”.
Insomma, esattamente come tutti gli ucraini residenti all’estero e con un’influenza mediatica, Shevchenko ha abbracciato apertamente la linea dello scontro armato e della difesa ad oltranza del suo Paese dall’invasione. Cosa che ha ribadito anche a margine dell’incontro con il presidente ucraino: “Vi invito a contribuire alla vittoria dell’Ucraina. La vittoria della libertà, la vittoria del mondo libero”.
La guerra ad oltranza è davvero la via per la pace?
Il comportamento dell’allenatore di calcio dimostra come le differenze e le problematiche interne all’Ucraina non siano una ragione sufficiente a giustificare il massacro che sta avvenendo in questi mesi. Per lui e altri ucraini famosi in Italia, non esiste una soluzione del conflitto che comprenda la resa agli invasori. L’invio di supporti economici, militari e materiali viene vista da tutti coloro che hanno un ruolo mediatico come l’unica arma per ottenere la pace.
Da esterni è difficile giudicare quanto sta accadendo ed è ancora più difficile capire cosa sia giusto fare. L’invio di armi è infatti una soluzione controversa, perché se da un lato concede all’Ucraina di resistere e potrebbe fornire le basi per una trattativa diplomatica maggiormente favorevole al Paese invaso, dall’altro permette che lo scontro continui e che sempre più persone vengano uccise.
Andriy Shevchenko e le frasi d’odio per le conferenze stampa in russo
L’esposizione di Shevchenko in favore del governo Zelensky ha fatto sì che l’allenatore venga visto oggi come un eroe della patria da parte della stampa locale e di quella occidentale. Tuttavia non è sempre stato così, visto che fino a qualche anno fa – fintanto che ha ricoperto il ruolo di selezionatore dell’Ucraina – è stato aspramente criticato perché non riusciva a tenere una conferenza stampa in ucraino.
Un problema sorto in un periodo storico complicato, nel quale lo scontro con la Russia era già in atto e in cui le problematiche della minoranza russofona e i conflitti nella zona del Donbass erano già emersi a livello internazionale. In quel periodo il giornalista Saychuk aveva sollevato la questione “Russo” nelle conferenze stampa ed aveva scritto: “Se il ragazzo proveniente da Yagotin ha ancora dei problemi con l’ucraino, durante le conferenze stampa può parlare in Inglese o Italiano”.
Questo clamore per delle dichiarazioni in russo era emblematico del fatto che tra i due Paesi c’era una grande tensione, ma anche del fatto che la russofonia era mal vista in Ucraina. E lo dimostra ancor di più il fatto che sui social Shevchenko veniva duramente attaccato e insultato proprio perché di lingua russa.