Election day giugno 2022: quando e dove si vota? Cosa sapere su amministrative e referendum

In Italia saranno circa mille i comuni interessati dalla competizione elettorale per le amministrative che si terranno nella data del 12 giugno, giorno in cui si voterà anche il referendum giustizia

Si avvicina sempre più una delle date politiche più calde dell’anno, quella del 12 giugno.

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In questa data, infatti, non solo si svolgeranno le elezioni amministrative 2022 in circa mille comuni italiani, ma anche i cinque referendum giustizia.

Partiamo, anzitutto, dalle competizioni per le amministrative, andando a vedere i maggiori comuni nei quali si voterà e quali le date in caso di ballottaggio.

Elezioni amministrative 2022: date, orari e scrutini

Come già anticipato, le elezioni amministrative si svolgeranno domenica 12 giugno assieme ai 5 quesiti referendari per la giustizia.

Nei comuni che superano i 15mila abitanti, qualora si renda necessario procedere al ballottaggio fra i due principali candidati, si dovrà svolgere esattamente due settimane dopo dalla data principale, e dunque domenica 26 giugno.

I seggi rimarranno aperti domenica dalle ore 07:00 fino alle ore 23:00. Sono previste, ma ancora da specificare in base a ciascun comune, modalità particolari operative per gli elettori positivi al Covid-19 o che, trovatisi in stato di isolamento o difficoltà nella mobilità, vogliano prender parte alle consultazioni ma ne siano impossibilitati.

Per quanto concerne gli scrutini, le prime schede ad essere analizzate saranno quelle legate al referendum giustizia e, a partire dalle ore 14:00 del giorno seguente, ossia lunedì 13, inizierà lo scrutinio per le amministrative.

Dove si svolgono le elezioni comunali 2022?

Come si era anticipato i comuni nei quali si svolge la competizione elettorale sono tanti, per la precisione 978, per un totale di quasi 9 milioni di italiani che saranno chiamati a esprimere il loro parere nelle urne.

Per quanto riguarda, invece, i centri più grandi, sono 26 i capoluoghi e co-capoluoghi di provincia più 4 capoluoghi di regione: Genova, l’Aquila, Palermo e Catanzaro.

I capoluoghi interessati sono:

  • Alessandria
  • Asti
  • Barletta
  • Belluno
  • Catanzaro
  • Como
  • Cuneo
  • Frosinone
  • Genova
  • Gorizia
  • L’Aquila
  • La Spezia
  • Lodi
  • Lucca
  • Messina
  • Monza
  • Oristano
  • Padova
  • Palermo
  • Parma
  • Piacenza
  • Pistoia
  • Rieti
  • Taranto
  • Verona
  • Viterbo

Attualmente si apprende che, fra le varie città che hanno presentato le liste di candidatura alla scadenza fissata lo scorso 15 maggio, le amministrative sono state rinviate nel comune di Lona Lases in provincia di Trento per la mancata presentazione delle liste.

Sono risultate non valide, invece, le votazioni nel comune di Valsavarenche (AO) in quanto non si è raggiunto il quorum di votanti necessario.

In alcune regioni, invece, le votazioni si sono già svolte lo scorso 15 maggio, come, appunto, in Valle d’Aosta.

Referendum giustizia: il voto fissato al 12 giugno

Per quanto concerne il referendum giustizia, quest’ultimo non sembra aver suscitato particolare interesse nella popolazione italiana, complice, forse, lo scarso interesse anche nei talk show.

A proporre il referendum giustizia il Partito radicale, ch ha subito trovato il consenso da parte del leader leghista Matteo Salvini.

I quesiti principali sono 5:

  • La separazione della funzione dei magistrati: attualmente, il pubblico ministero e i magistrati condividono lo stesso percorso e sono differenziati soltanto dalle funzioni che esercitano. Con il referendum, invece, l’obiettivo è quello di far scegliere in modo definitivo all’inizio della carriera se si vuole proseguire verso una o l’altra funzione.
  • Abolizione della legge Severino, ovvero il divieto di candidarsi: nel referendum saremo chiamati a scegliere se vogliamo abolire la legge Severino, la quale prevede l’impossibilità di candidarsi, oltre che la decadenza, di coloro i quali sono stati condannati per aver commesso reati gravi contro la Pubblica Amministrazione. Qualora vincesse il referendum, tornerebbe in vigore la legge precedente a quella Severino, la quale stabiliva l’interdizione dai pubblici uffici come una “pena accessoria” a discrezione del giudice.
  • La limitazione delle misure cautelari: il referendum si pone, fra i vari, l’obiettivo di andare ad esercitare una forte limitazione dei casi in cui si possa disporre dell’istituto della custodia cautelare, ossia la detenzione preventiva degli indagati o degli imputati prima che ci sia una sentenza definitiva vera e propria. Qualora vincesse il sì, dunque, si potrebbe disporre di tali misure cautelari solo in casi circostanziati, come il pericolo di fuga dell’indagato, il rischio che quest’ultimo commetta reati gravi e violenti o l’inquinamento delle prove. Inoltre tale misura non verrebbe confermata nel caso di reato di finanziamento pubblico dei partiti.
  • Le liste dei candidati per il CSM: il quesito vuole anche andare ad eliminare l’obbligo delle 25 firme che attualmente sono necessarie ai magistrati per proporsi come candidati all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura. Una misura, questa, che di fatto andrebbe ad eliminare, secondo i proponenti del referendum, le cosiddette “correnti” all’interno del CSM
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