E’ avvolta nel mistero la morte di Giuseppe Pedrazzini, l’agricoltore 77enne che è stato ritrovato senza vita in un pozzo non distante dalla sua abitazione di Toano, un piccolo comune di circa 4.000 abitanti in provincia di Reggio Emilia.
Il cadavere del pensionato è stato scoperto grazie all’intervento di un cane molecolare del Nucleo Cinofili dei Carabinieri di Bologna. Come accennato, il corpo senza vita di Giuseppe Pedrazzini si trovava all’interno del pozzo, a ben cinque metri di profondità.
Fin dalle prime indagini, le forze dell’ordine e il magistrato hanno capito che Pedrazzini non era morto per una tragica fatalità. Secondo le prime ricostruzioni, infatti, il 77enne sarebbe stato ucciso e gettato nel pozzo. Ma da chi?
I sospetti sono subito ricaduti sulla famiglia della vittima, tanto è vero che nella giornata di ieri i carabinieri hanno posto in stato di fermo tre suoi familiari. Si tratta della figlia Silvia, 38 anni, che svolge per hobby la professione di giornalista freelance, del genero Riccardo Guida, 43 anni, musicista, e della moglie dell’anziano, Marta Ghilardini, 63 anni, allevatrice ora in pensione.
I familiari non hanno denunciato la scomparsa
I tre sospettati si trovano ora in carcere in Reggio Emilia. Per loro le accuse sono gravissime: devono infatti rispondere di omicidio, occultamento di cadavere e sequestro di persona. Per il pm Cristina Giannusa è fin troppo sospetto il fatto che nessuno dei tre familiari abbia provveduto a denunciare la scomparsa di Giuseppe Pedrazzini.
Il primo interrogatorio è terminato con nessuna dichiarazione rilasciata dai tre: stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, la moglie del 77enne avrebbe avuto anche un malore.
Nonostante il quadro delineato dai carabinieri e dal magistrato, l’avvocato Ernesto D’Andrea, legale della figlia e del genero di Pedrazzini, sottolinea come non ci sia alcun movente e che pertanto i suoi assistiti sarebbero totalmente estranei ai fatti.
“La vittima non era ricca, non aveva nulla di intestato, visto che tutto è di proprietà della moglie“, afferma l’avvocato, anche se c’è chi rivela una realtà diversa. Al bar del paese, dove Giuseppe Pedrazzini si recava spesso, dicono infatti che l’uomo aveva una casa a Toano che aveva “sistemato da poco”.
Proprio gli amici del bar hanno cercato di fare chiarezza sull’ultimo periodo e sulle voci che circolavano su Giuseppe: “C’era chi diceva che era malato, altri che l’avevano nascosto, un altro ancora che l’avevano messo in freezer”, raccontano.
Quel brutto rapporto con il genero Riccardo
Qualche parente era andato anche a trovarlo a casa per capirci un po’ di più, ma non era stato accolto benissimo. “Dicevano che non c’era bisogno di nulla – rivelano sempre gli amici della vittima – Per questo avevamo pensato a una malattia“. Infine, qualcuno evidenzia anche il rapporto tutt’altro che idilliaco con il genero Riccardo, che viene definito “una testa caldissima”.
Nel frattempo i servizi sociali si stanno occupando del figlio di Silvia e Riccardo. Il bambino, che ha solo 11 anni, si è ritrovato all’improvviso senza più suo nonno e con genitori e nonna incarcerati.