L’iconico volto della tv italiana, che oggi avrebbe compiuto oggi 90 anni, ha lasciato un vuoto indelebile. Dalla carriera al rapporto della figlia con la Carrà, ricordiamo Gianni Boncompagni
Conduttore radiofonico, autore televisivo, paroliere, compositore e regista: è stato così tante cose, Gianni Boncompagni, che ricordare i suoi successi è sempre un’esperienza ardua.
L’iconico volto della televisione italiana avrebbe oggi compiuto 90 anni, ed è per questo che vogliamo ripercorrere i momenti più salienti della sua carriera e della sua vita privata.
Gianni, infatti, è stato anche padre di tre figlie, Claudia, Paola e Barbara. Quest’ultima, in particolare, ha seguito le orme del padre, diventando autrice di tantissime trasmissioni.
Nell’ultima intervista rilasciata come ospite di Serena Bortone a ‘Oggi è un altro giorno’ su Ra 1, Barbara Boncompagni ha parlato del padre, ma anche del rapporto con Raffaella Carrà, di cui è stata, praticamente, una figlia adottiva.
Gianni Boncompagni, dalla carriera alla vita privata: il ricordo del genio televisivo
Boncompagni viene ricordato come un vero e proprio genio televisivo che riuscì a rinnovare la TV italiana dando vita a show definiti come “rivoluzionari”, fra i quali Alto gradimento, Bandiera gialla, Pronto, Raffaella?, Domenica In, Non è la Rai, Carramba.
Nato ad Arezzo il 13 maggio del 1932, Boncompagni si spense nel 2017 a causa di una malattia, ma certamente dopo “una lunga vita fortunata, circondato dalla famiglia e dagli amici” e da “uomo dai molti talenti e padre indimenticabile”, come scrissero le figlie nella nota con la quale comunicarono la sua scomparsa il 17 aprile di quell’anno.
Nel 1965, anni in cui la Rai di Ettore Bernabei faceva indossare collant coprendi alle gemelle Kessler, dà vita a Bandiera Gialla, iconico format televisivo nel quale, assieme a Renzo Arbore, fanno approdare il Beat sul maggiore canale mainstream italiano: la tv.
Portano autori quali Battisti e Patty Bravo, il tutto in una cornice di goliardia forte umorismo e musica beat londinese.
Fu un’innovazione, ai tempi, come innovativo fu Alto Gradimento, in cui l’arte dell’improvvisazione e del non sense divenne l’arma vincente del programma (e per cui Giorgio Bracardi è attualmente in causa con Arbore).
Verso la fine degli anni ’70, precisamente nel 77′, Boncompagni debutta con Discoring prima di spopolare con l’amatissimo format Pronto, Raffaella? (1984) condotto, ovviamente, da Raffaella Carrà con la quale Boncompagni ebbe una lunghissima relazione.
Indimenticabile, poi, Pronto chi Gioca nato nel 1985, condotto da Enrico Bonaccorti e, nel mentre, le prime edizioni di Domenica In.
Iconico il passaggio a Mediaset che venne sancito con il fortunato programma Non è la Rai, nel quale fecero gavetta molte adolescenti oggi volti noti della TV.
Tornò poi alla Rai, firmando due edizioni di Macao e, dopo un po’ di tempo, lancia nel 2002 Chiambretti c’è di Piero Chiambretti.
Firma tantissime hit musicali, da Tuca tuca a Tanti auguri e ancora A far l’amore comincia tu della Carrà.
La figlia e il rapporto con Raffaella Carrà
La figlia che, come si diceva, ha seguito le orme del padre è stata Barbara Boncompagni. Ospite di “Oggi è un altro giorno” di Serena Bortone su RaiUno l’autrice televisiva ha parlato del rapporto con il padre ma anche, e soprattutto, con Raffaella Carrà.
La madre, una giovane aristocratica svedese, è durata poco, ed è stato poi Gianni ad ottenere la patria potestà per poter crescere, da solo, le figlie in Italia.
“Era il ’65 e gli stava accadendo di tutto in ambito professionale, poteva mandarci in collegio o dai parenti ma ha deciso comunque di tenerci“, ha spiegato Barbara.
Aveva 5 anni, Barbara, quando nella vita del padre arrivò Raffaella Carrà:
“Avevamo un’esperienza comune, anche lei era stata abbandonata ma dal papà e quindi ci siamo ritrovate. Avevamo affinità, eravamo due combattenti e ci siamo piaciute da subito. Abitavamo con papà e con noi c’era anche una bambinaia, ma lei aveva una casa sul nostro stesso piano. Era molto concentrata nella sua carriera ma ci è stata vicino, era molto brava a risolvere le cose a livello pratico. E’ rimasta sempre nella mia vita perché abbiamo abitato per molto tempo nello stesso condominio e non abbiamo mai realmente introdotto i rapporti. Ha continuato a lavorare tanto con mia padre tanto con Sergio Japino, il suo compagno”
Una figura materna, come l’ha definita Barbara, “o meglio, una zia”.