Le parole, ma soprattutto la rabbia, della madre di Stefania Pivetta, la donna uccisa dal marito che ha aggredito anche i figli di 23 e 16 anni. E dall’autopsia emergono i dettagli sulle dinamiche della notte dell’orrore
E’ stata l’autopsia a rivelare cosa è accaduto in quella terribile notte fra il 3 e il 4 maggio, la notte in cui Alessandro Maja, architetto milanese, in preda alla furia omicida ha compiuto una delle peggiori stragi famigliari avvenute in Italia.
Dinamiche che rivelano dettagli inquietanti soprattutto sullo scontro avvenuto fra la figlia 16enne e il padre.
E cresce la rabbia di Ines, la madre di Stefania Pivetta, moglie dell’omicida nonché prima vittima della strage di Samarate.
In quella notte dell’orrore la figlia provò a difendersi
Sono i risultati preliminari delle autopsie a rivelare le prime, importanti informazioni per ricostruire come siano andate le cose durante la notte della strage.
Stando a quanto emerso, la furia omicida di Maja si sarebbe abbattuta, per prima, sulla moglie Stefania, che stava riposando al piano terra sul divano sotto un plaid nella loro villetta di Samarate, nella provincia di Varese.
L’ha colpita con un martello alla testa più volte, e nel dubbio che fosse ancora viva l’ha accoltellata alla gola.
L’ha uccisa per prima, consapevole che avrebbe potuto svegliarsi e fare di tutto per difendere i figli.
Poi è salito al piano di sopra, come sicuramente aveva preventivato nel suo piano, per dirigersi verso le camere dei figli.
La seconda vittima di questa strage è la figlia Giulia di 16 anni, che secondo l’autopsia avrebbe provato in ogni modo a difendersi dal padre, che l’ha aggredita con un cacciavite e un martello.
La ragazza, che si è svegliata durante l’aggressione, ha tentato di fermare il padre, invano. A suggerire questa ricostruzione le ferite rilevate sulle mani e sulle braccia che risultano del tutto compatibili con un tentativo di difesa da parte della vittima.
L’ultima vittima della furia dell’assassino è stato il primogenito Nicolò. Anche lui dormiva, mentre il padre ha tentato di ucciderlo con la stessa modalità: martellate alla testa.
A un certo punto ha smesso di colpirlo, convinto di aver ucciso anche lui con quella rabbia. Ma, fortunatamente, il ragazzo si è salvato sebbene versi in condizioni gravissime in ospedale.
I dubbi dei medici riguardano le condizioni neurologiche del ragazzo, a cui hanno dovuto rimuovere dal cranio frammenti di ossa spezzate dai colpi inferti dal padre-killer.
“Dovrebbe vedere suo figlio in ospedale”: la rabbia della madre di Stefania Pivetta
In questa terribile tragedia, nella quale l’unica speranza è che Nicolò possa sopravvivere, non resta che il dolore di chi è rimasto.
Come la madre di Stefania Pivetta, moglie dell’architetto-killer, che alla Vita in Diretta ha affidato tutta la rabbia che attualmente la anima.
“Credo che Alessandro sapesse cosa faceva” – ha dichiarato Ines – “Aveva un disegno. Maja non è pazzo, aveva preparato tutto. Però sta facendo impazzire noi. L’unica cosa che doveva fare era uccidersi lui, non uccidere gli altri. Comunque noi non sappiamo niente dei loro interessi”.
E ha poi concluso: “Vorrei che mi spiegasse perché l’ha fatto. Gli manderei una foto del figlio dall’ospedale, così vede cosa ha combinato”.
L’uomo è attualmente ricoverato nel reparto di Psichiatria di Monza, dato che le sue attuali condizioni, come riporta il Giornale.
Essendo sedato non è stato possibile sottoporre l’omicida all’interrogatorio di garanzia.