L’ex ministro, oggi all’opposizione, non lesina piccoli dardi avvelenati contro Nato e Putin definito come un “criminale di guerra” che è “sceso a nuove profondità di depravazione”
Fra le voci che non hanno voluto risparmiare critiche ad ambo le parti per lo scempio che la guerra sta procurando vi è quella dell’ex ministro greco Varoufakis.
Intervistato da La Stampa non solo ha detto la sua sul conflitto, ma anche rilasciato forti commenti tanto su Putin quanto su Biden.
E chiarisce la sua posizione in merito all’invito all’evento, in Italia, dell’evento DuPre, ossia Dubbio e Precauzione, una piattaforma di “contro informazione” popolata da No Vax.
L’ex ministro greco per le finanze, che abbiamo conosciuto nella battaglia per la Troika nel 2015, parte nella sua intervista rilasciata a La Stampa chiarendo la sua posizione rispetto all’invito, in qualità di ospite d’onore, dell’evento DuPre che si terrà sabato a Milano.
Lo vuole ribadire , Varoufakis, che “non prenderà parte a quella kermesse”, ed è un po’ costretto a farlo considerate le posizioni no vax e pro Putin dei presenti. Parlando inoltre di “fake news” sulla sua partecipazione.
“Io pro-Putin? Ma non scherziamo” insorge l’ex ministro “sono stato tra i primi nel 2001, dopo le atrocità che aveva commesso in Cecenia, a definirlo un criminale di guerra”.
Ma non sono mancate, ovviamente, le considerazioni rispetto alle responsabilità di Nato e, soprattutto, Stati Uniti, che, a suo dire, “hanno tanto da chiarire”.
Riguardo Biden, in particolare, spiega come “l’obiettivo del suo governo sia quello di processare Putin alla Corte Internazionale” ma rimane il quesito di fondo che, di fatto, è quello che ci stiamo chiedendo tutti, ossia che non è chiaro “come riuscirà a farlo”.
Aggiunge, poi, una stangata non indifferente nei suoi confronti: “La storia lo guarderà come un codardo pronto a sacrificare gli ucraini per una guerra che rischia di continuare all’infinito”.
Un’analisi, la sua, fortemente critica, che pone in luce, attraverso le domande de La Stampa, le responsabilità dal suo punto di vista da ambo le parti. Soprattutto riguardo la questione del “nazismo”.
A detta di Varoufakis, non solo “Putin non è un nemico dei nazisti”, ma non ha il benché minimo interesse né nei confronti delle popolazioni russofone presenti sul territorio ucraino, ma neanche “del suo popolo in patria”.
Ma anche Zelensky non è esente da critiche rispetto al coinvolgimento dei nazisti, con un riferimento quanto mai esplicito al battaglione Azov, un “gruppo nazista la cui esistenza in Europa non dovrebbe essere tollerata”.
Entrambi, dunque, non hanno scuse: “Putin non ha scuse per aver invaso l’Ucraina, Zelensky non ha scuse quando si presenta in compagnia dei nazisti”.
Alla domanda rispetto alle responsabilità della Nato nel conflitto in atto, Varoufakis esordisce dichiarando che “Gli Stati Uniti hanno tanto da chiarire”.
Soprattutto dopo che, negli anni ’90, a causa di “politiche economiche distruttive” Washington ha “inflitto un’umiliazione al popolo russo, anziché accogliere Mosca nel sistema economico globale.”
Ed è per tale ragione se oggi Putin, “ex uomo del Kgb […] è riuscito a diventare così potente. Gli Stati Uniti e la Nato hanno aiutato a creare questo mostro che ora vogliono distruggere”.
La soluzione, a detta dell’ex ministro che oggi ricopre il ruolo di leader di DiEM 25 – movimento paneuropeo e progressista – è quella di capitalizzare “la coraggiosa resistenza degli ucraini” con “una pace immediata”, scongiurando la creazione di “un altro Afghanistan” attraverso l’invio di armi. Un altro Afghanistan che “non serve”.
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