L’attore, regista e sceneggiatore nonché vincitore del David di Donatello aveva 78 anni
Si è spento a 78 anni Lino Capolicchio, attore, sceneggiatore e regista che si mosse, da autore impegnato qual’era, nel cinema militante degli anni ’70 ma anche nel complesso campo del cinema sperimentale.
Se ne va, come fa giustamente notare Repubblica, proprio la notte dei David di Donatello, lo stesso premio che ricevette nel 1971 per la sua performance nel film che, più di tutti, lo ha reso famoso: Il giardino dei Finzi-Contini, regia dell’indimenticabile, a sua volta, Vittorio De Sica.
Ricordiamolo con alcuni accenni alla sua vita e alle opere più importante realizzate.
Nato a Merano, nella provincia di Bolzano, il 21 agosto del 1943, Capolicchio si mosse, dopo una breve parentesi torinese, subito a Roma, dove, senza indugiare, iniziò a frequentare l’Accademia “Silvio d’Amico”, ancora oggi un’eccellenza nella formazione teatrale.
La carriera cinematografica si affianca alla carriera teatrale, che nella sua vita non verrà mai meno, a partire dagli albori fino al successo.
Sul palcoscenico debutta in Le baruffe chiozzotte (1964) di Goldoni diretto da Strehler, con cui continuerà, in quegli anni, a collaborare fino all’apparizione in Rai per ricoprire il ruolo di Andrea Cavalcanti nel Conte di Montecristo di Edmo Fenoglio nel 1966.
E’ nel 1970 che Vittorio De Sica lo chiama per il ruolo che, più di tutti, lo rese celebre, quello di Giorgio ne Il giardino dei Finzi-Contini dal romanzo di Giorgio Bassani.
La pellicola vinse l’Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 1971, e poi, l’anno seguente, il premio Oscar come miglior film straniero.
Ricordiamo, fra le varie, anche la sua partecipazione come protagonista nel film di Pupi Avanti La casa dalle finestre che ridono del 1976, regista con cui Capolicchio continuerà a collaborare in altre occasioni.
Capolicchio dedicherà la sua vita al cinema anche in qualità di docente nel Centro sperimentale di cinematografia nella capitale scoprendo nuovi talenti fra i quali Sabrina Ferilli.
Fu alla regia di pellicole quali Segni barocchi – Cronaca del ‘600 da Gesualdo da Venosa a Masaniello attraverso l’iconografia di Velasquez e Caravaggio per poi esordire con un film sulla boxe Pugili e Il diario di Matilde Manzoni.
Nella sua carriera ricoprì anche il ruolo di doppiatore in telefilm quali Hazzard.
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