Browser e social network sono ormai gestiti da intelligenze artificiali che bloccano e penalizzano alcuni contenuti: cos’è algospeak.
Il linguaggio è qualcosa che cambia con il passare del tempo e che è fortemente influenzato dai cambiamenti sociali. L’italiano è una lingua che deriva dal latino, ma che più precisamente si evolve dal volgare fiorentino per convenzione. A causa della frammentazione del nostro territorio dopo la caduta dell’Impero Romano e dunque in seguito alle varie dominazioni estere che si sono susseguite nei secoli, nelle varie regioni italiane si erano sviluppati diversi volgari, dunque delle lingue che partendo dal latino si erano diversificate nel corso dei secoli.
Negli ultimi 20 anni l’influenza maggiore sulla nostra lingua è giunta dal web e dal linguaggio tipico di questo mezzo. Un linguaggio che negli ultimi anni si sta modificando ulteriormente a causa dell’inserimento di algoritmi di controllo gestiti da IA che vietano determinate parole. In generale tutto ciò che fa riferimento al sesso, alla sessualità e alle parti anatomiche funzionali alla riproduzione (siano esse utilizzate come parolaccia o con il senso letterale) sui social e sul web vengono penalizzati, dunque chi crea contenuti tende a non utilizzarle.
In America i content creator hanno già trovato un’alternativa per citare parole vietate sia nei titoli che all’interno dei contenuti stessi. Su Twitch, YouTube e TikTok vanno per la maggiore perifrasi o parole opportunamente modificate per parlare di sesso ed evitare che le AI penalizzino il contenuto. Per parlare di “Lesbians“, ad esempio, si utilizza la formula “Le Dollar Bean” o “Le$bian“, per fare riferimento ai capezzoli si utilizza “Nip Nops” al posto di “Nipples” e così via.
Per chi con i contenuti multimediali e i titoli ci lavora, modificare i termini per “fregare” le intelligenze artificiali è una questione necessità: il titolo forte o con le parole chiave attira il pubblico, ma se viene penalizzato anche un titolo potenzialmente click bait non ha senso poiché viene nascosto e raggiunge un numero molto basso di utenti. Questo fenomeno di alterazione dei termini si chiama Algospeak, parola composita dai termini “Algorithm” e “Speak”.
Questa tendenza piano piano si sta diffondendo anche in Italia, anche se l’Italiano è una lingua che si presta meno facilmente a giochi di parole di questo tipo. D’altronde i siti e i content creator hanno l’esigenza di ampliare la loro utenza e devono trovare un modo di aggirare una censura che molte volte è applicata ad un contenuto che non è offensivo.
Verrebbe da pensare che sarebbe più logico affidare la moderazione ad un personale umano, così che la censura venga applicata solo a contenuti realmente offensivi o eccessivi. Tuttavia con i social network che hanno raggiunto la diffusione attuale è umanamente impossibile controllare tutti i contenuti caricati giornalmente.
Le IA diventano dunque uno strumento necessario per il controllo dei contenuti, ma al momento funzionano basandosi su parole chiave da bloccare in partenza e dunque capita che qualche contenuto che non andrebbe bloccato, finisce incolpevolmente vittima della censura. Come dimostra l’Algospeak, tuttavia, l’essere umano trova sempre una vita per aggirare blocchi e censure.
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